I libri di Federico #6 – Robert Stone – Dog Soldiers
minimum fax (2023) - Pagg. 427 - Traduzione di Dante Impieri

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Con dialoghi che ci ricordano il miglior Hemingway e una scrittura che si può definire una via di mezzo tra quella di William Burroghs in Pasto nudo e di Jack Kerouac in On the road, Robert Stone in questo romanzo del 1975, racconta la storia del disfacimento morale di un paese e di una generazione. John Converse è un giornalista e drammaturgo di scarso talento. Per scrivere un libro sulla guerra e per sfuggire al delirio paranoico e all’infelice matrimonio con Marge, si reinventa corrispondente estero in Vietnam. Saigon accoglie Converse offrendo ad ogni angolo eroina e prostituzione, perché in un conflitto sempre più difficile “è naturale che la gente voglia sballarsi”. Converse abbandona subito l’idea di scrivere e si trova a smerciare, dal Vietnam alla California, tre chili di eroina sfruttando l’amicizia con Ray Hicks che trasporterà il carico e lo consegnerà a Marge. Converse fa tutto questo nutrendo l’assurda illusione di passare inosservato dal governo americano, dalla sua intelligence e soprattutto da quegli interessi criminali che un tale carico comporta. Nell’America di Nixon e della guerra alla droga inizia una fuga in cui la linea di demarcazione tra preda e cacciatore è fluida e impalpabile come quella tracciata tra i due Vietnam. Nell’ambientazione creata da Stone i rapporti di forza prevalgono su quelli umani, travolti dal cinismo e dall’esasperazione, dall’avidità e dalla ferocia. Capolavoro.

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