Dentro le canzoni #8 – Townes Van Zandt – Marie
Da No Deeper Blue (1994)

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Ho aspettato in fila per circa sei ore e ho dato il mio nome. Il funzionario dell’ufficio di collocamento ha sogghignato come fosse tutto un gioco e mi ha detto che me lo avrebbero fatto sapere se c’erano novità.

Ho speso il mio tempo sulla ferrovia Pocono che ha chiuso due anni fa. Stavo nella missione fino a quando ho incontrato Marie, adesso non posso più vivere là.

Un amico in città mi ha detto che stava cercando qualcuno per spostare delle vecchie auto. Marie ed io avremmo potuto trovare un van bruciato e sistemarci ma sto solo sognando, non ho un passaggio e la discarica è un buon posto, quel lavoro dura solo mezza settimana e poi non c’è più.

I servizi della disoccupazione dicono che l’assegno non mi spetta più.

Mio fratello è morto in Georgia tempo fa, non mi resta nessuno da chiamare. D’estate non si stava male sotto il ponte, poco cibo, questo è tutto. Devo trovare una giacca per Marie stiamo andando verso l’autunno.

Suonavo l’armonica abbastanza bene e ho tirato su un po’ di danaro ma mi sono ubriacato e mi sono svegliato confuso. Due mesi fa si sono presi la mia armonica insieme ai miei soldi, le armoniche costano e io non ho più denaro. Suppongo sia un mio errore.

Pocono è chiusa ma Chesapeake funziona, ci sono due treni al giorno. Dipendesse da me andrei a sud ma Marie non può prendere il treno, sta male e pensa di essere incinta, dice che dobbiamo aspettare, ma nel mio cuore penso che sarà un bambino e spero che non finisca come me.

Credo non sia esagerato definire Townes Van Zandt “ un classico “ del cantautorato texano insieme a Guy Clark, Steve Earle, Willie Nelson e altri songwriters che provarono ad opporsi alle leggi dominanti il business musicale delle case discografiche di Nashville. Non per nulla la loro musica era chiamata outlaw country, per etichettare in questi termini qualcosa che si poneva al di fuori delle leggi tacitamente stabilite.

Nelle sue canzoni Van Zandt ha spesso raccontato le storie di personaggi perdenti che, loro malgrado, si dibattono tra povertà e disperazione in una società che al contrario premia chi ha successo, è visibile sui mezzi di comunicazione sociali ed espone la propria ricchezza. La spirale negativa che porta nel baratro di un’esistenza è ricorrente nella poetica di Van Zandt: inizia con la perdita del lavoro, della casa, di un amore e precipita rapidamente verso l’alcol, la droga, la depressione. Questo percorso di dannazione si vede con chiarezza nella sua vicenda umana. Van Zandt era dotato di indubbio talento artistico, pur trovandosi in una condizione familiare agiata, rigetta i valori della società e per un periodo della sua vita ha vissuto da asociale andando a richiudersi in una casetta di legno nel Tennessee isolato dal resto del mondo e per buona parte dei suoi giorni si è autodistrutto con alcol e droga. Verrebbe quasi da dire: “ Ascoltate le mie canzoni e capirete tutto di me “ . Più volte è salito sul palco in condizioni così disperate da non ricordare più il testo delle sue stesse canzoni.

Townes Van Zandt nasce il 7 Marzo 1944 a Fort Worth in una ricca famiglia di petrolieri texani, tanto influente per l’economia e la politica locale che nell’Est dello Stato esiste una contea che porta il loro nome ovvero la Van Zandt County.

Ragazzo sportivo, sensibile e dotato di un quoziente intellettivo superiore alla media dei suoi coetanei, induce i genitori ad indirizzarlo verso gli studi di legge per poi magari concorrere un giorno alla carica di governatore dello Stato ma questo non corrisponde affatto alle intenzioni del giovane Townes il cui sogno è quello di diventare un cantante.

Diplomatosi alla High School in Minnesota, Townes si iscrive per due anni ad una scuola militare privata ma in quel periodo gli viene diagnostica una psicosi maniaco depressiva, una patologia che si manifesta attraverso periodi di depressione alternati a periodi di forte esaltazione. La malattia fu curata con uno shock indotto da overdose di insulina. Il coma forzato danneggiò pesantemente Townes che perse quasi totalmente la memoria. In un’intervista dirà: “ Ho vissuto un’infanzia felice che non ricordo ma mi hanno assicurato che è la verità. Ho suonato il primo accordo della chitarra a quindici anni, il secondo a ventuno “.

Nel 1964 abbandona il corso di laurea in legge e decide di diventare un musicista e di cambiare vita, per settimane forse mesi, e incrocia la sua strada con quella del bluesman nero Sam Lightnin Hopkins. E così, aiutato dal produttore Cowboy Jack Clement incide nel 1968 il suo album di debutto FOR THE SAKE OF THE SONG, una sorprendente raccolta di canzoni dallo stile musicale melodico e dai testi poetici e visionari. Sfortunatamente la produzione del disco fu scadente e Townes di fatto lo rinnegò salvo recuperare alcune di quelle canzoni in album successivi.

Townes, dal 1968 al 1973 pubblica in successione sei album nei quali dissemina alcuni suoi capolavori come: TO LIVE IS TO FLY, la saga di confine PANCHO & LEFTY e IF I NEEDED YOU che cantata in duetto da Emmylou Harris e Don Williams balzerà tra le prime posizioni della US Country Chart Top 10.

Il titolo dell’album THE LAST GREAT VAN ZANDT suona come un epitaffio e probabilmente deriva dall’incidente occorsogli durante la registrazione quando fu prossimo a morire per una micidiale overdose di droga e alcol. Fu salvato dal suo amico Jerry Jeff Walker che trovandolo in coma si affrettò a chiedere aiuto. Un avvertimento che sulle prime spaventò Van Zandt ma che sfortunatamente non modificò i suoi comportamenti futuri che continuarono a essere autodistruttivi fino alla fine.

Negli anni ’80 e ’90 la spinta creativa delle origini si va man mano esaurendo mentre la depressione e i problemi di dipendenza si acuiscono e condizionano la sua produzione artistica. Nel 1987 pubblica AT MY WINDOW primo album in studio dopo nove anni di silenzio e nel 1995 NO DEEPER BLUES registrato in Irlanda con un gruppo di musicisti locali. Tra le tracce di questo album figura MARIE una delle più strazianti e commoventi canzoni dedicate agli homeless.
La voce di Townes è roca e sbiadita e il fingerpicking della chitarra non è più brillante come quello di una volta.

Morirà il primo giorno dell’anno 1997 e le sue ceneri vengono riposte sotto una pietra tombale nello spazio cimiteriale dedicato alla famiglia Van Zandt a Fort Worth dove tutto era cominciato 53 anni prima.

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