Dentro le canzoni #31 – James Taylor – Sweet Baby James
Da Sweet Baby James (1970)

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Il giovane cowboy vive e lavora da solo nel canyon aspettando l’estate e la crescita dei pascoli. Mentre il bestiame si ritira per la notte canta una canzone dolce come se qualcuno lo possa ascoltare.

Buona notte agli spiriti della luna, salutate il piccolo dolce James. Verde e blu profondi sono i colori che ho scelto. Non volete farmi rientrare nei miei sogni?.

Il primo dicembre è nevicato e la neve ha coperto la strada da Stockbridge a Boston, le Berkshires sembravano una visione di sogno avvolte nella gelata. Dieci miglia alle mie spalle e diecimila da percorrere.

C’è una canzone che si canta quando siamo in viaggio, una canzone che si canta quando si va al mare, una canzone che cantano nelle loro case su in cielo. Forse puoi credere agli spiriti della luna se questo ti aiuta a dormire. Cantare mi aiuta.

SWEET BABY JAMES non è una canzone personale o auto celebrativa con riferimenti nascosti alla droga e alla lotta con se stessi per non farsi sopraffare da lei ma semplicemente è un’accattivante ballata country, o meglio una ninna nanna scritta da James Taylor per il nipotino, il figlio di suo fratello Alex.

Ritornato dall’Inghilterra dove Paul McCartney e George Harrison gli avevano dato la possibilità di incidere per la Apple il suo primo omonimo album, James Taylor ricade nella tossicodipendenza e si sottopone volontariamente ad un pesante trattamento di recupero. Siamo verso la fine del 1969 quando emotivamente toccato dall’annuncio della paternità del fratello, decide di recarsi a Boston a trovare lui e la sua famiglia. E’ in questa circostanza che scrive SWEET BABY JAMES per festeggiare la nascita del primo venuto della nuova generazione della famiglia Taylor al quale è stato dato proprio il nome di James.

Da bambini, i fratelli Taylor e la sorella Kate erano molto uniti tra loro e capitava spesso che si cantassero vicendevolmente la ninna nanna la sera prima di addormentarsi ovviando al fatto che la madre, soprano lirico, non lo facesse mai.

Da qui, in SWEET BABY JAMES, il riferimento al giovane cowboy del primo verso che al chiaro di luna canta a se stesso per addormentarsi. Nel secondo verso prende la scena il paesaggio che fa da sfondo al viaggio intrapreso per raggiungere Richmond al volante della sua vecchia Ford Cortina. La canzone si chiude con frasi che potrebbero indicare ciò che la musica rappresenta per James Taylor. Una canzone può accompagnarci quando viaggiamo o trascorriamo ore felici al mare oppure creare lo stato d’animo migliore per entrare nelle braccia di Morfeo.

SWEET BABY JAMES dà il titolo al primo album registrato da James Taylor per la Warner Bros. nei Sunset Sound Studios di Los Angeles con il supporto di giovani musicisti di talento come Carole King, il batterista Russ Kunkel, il bassista degli Eagles Randy Meisner e il violinista Chris Darrow. Tutti sotto la guida del produttore Peter Asher che nel 1968 aveva aperto a James Taylor le porte dei mitici studi di Abbey Road dove i Beatles stavano registrando il loro WHITE ALBUM.

SWEET BABY JAMES non entrò mai in classifica ma rimane una delle canzoni di James Taylor più durature. La svolta commerciale viene invece con FIRE AND RAIN scritta in memoria di un’amica che si era suicidata. La forza d’animo e la speranza ben riposta possano essere un rimedio alla depressione: è questo il messaggio racchiuso nelle parole del testo di FIRE AND RAIN.

In futuro James Taylor scriverà canzoni più personali e spirituali che contribuiranno a definirlo un cantautore di qualità, musicalmente sofisticato e attento alle problematiche sociali.

Attivo nella difesa dell’ambiente parteciperà nell’ottobre del 1970 al concerto Amchitka organizzato da Irwing Stone il fondatore dell’organizzazione ecologista Greenpeace. Politicamente schierato su posizioni progressiste, sosterrà John Carry nella campagna per le elezioni presidenziali del 2014.

In modo costante e inossidabile James Taylor continua ancora oggi a meritarsi l’attenzione della critica e l’affetto del suo pubblico. Lo confesso, sono anch’io un suo fedele estimatore.

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