Dentro le canzoni #26 – B.B. King – The Thrill Is Gone
Da Completely Well (1969)

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La nostra relazione che sembrava dovesse durare all’infinito si è chiusa per causa tua. Non c’è più il brivido tra noi, mi hai fatto male e di questo, un giorno, dovrai pentirtene. Continuerò la mia vita da solo ma anche se il brivido tra noi se n’è andato sappi che sono pronto a riprenderti tra le mie braccia così come un uomo buono deve saper fare. Ora mi sono liberato dal tuo incantesimo e non posso fare altro che augurarti il meglio per la tua vita ma è rimasto il blues nel profondo della mia anima.

The THRILL IS GONE non l’ha composta lui ma la sua versione del 1969, registrata per l’album COMPLETELY WELL, è considerata dai più come il brano originale di B.B. King che tutti gli appassionati di musica conoscono, non solo quindi i cultori delle dodici battute.

La canzone è un triste lamento su un ritmo shuffle che mette in evidenza l’espressività della voce di B.B. King ed è punteggiata dai gemiti della chitarra in particolare nella lunga coda strumentale. B.B. King ha lavorato intorno a questo brano per un lungo periodo provando diversi arrangiamenti senza essere convinto da nessuno di questi tentativi. Alla fine è stato il produttore Bill Szymczyk ad avere l’idea di inserire gli archi in “ The Thrill “ e la canzone funzionò perfettamente fino a raggiungere la posizione n° 15 delle pop charts.

Nel 1970, B.B. King divenne il primo bluesman ad apparire al The Tonight Show e successivamente, nell’Ottobre del 1970, più di settanta milioni di americani lo videro al popolare Ed Sullivan Show. Grazie a lui il blues aveva conquistato la fascia di maggior ascolto della televisione nazionale.

Dopo una lunga conversazione, il giornalista pone al bluesman la domanda più classica: “ Cos’è per lei il blues? “. B.B. King si appoggia allo schienale della poltrona, fissa Lucille, la chitarra che l’ha accompagnato per una vita dopo che ha rischiato di finire bruciata per una rissa e un flusso di immagini attraversa i suoi occhi come le sequenze di un film di avventura.

Accudito dalla madre e dalla nonna, si rivede bambino al lavoro nella piantagione a raccogliere il cotone in sacchi più grandi di lui. La fatica di quelle lunghe ore sotto il sole si combatteva cantando anche perché i guardiani non consentivano ai contadini di comunicare in nessun altro modo. A fine giornata ci si raccoglieva nelle baracche per mangiare e dormire, ognuno assorto nei suoi pensieri e convinto che in quei luoghi avrebbe trascorso tutta la vita.

Ricorda la sera in cui decise che la piantagione non doveva diventare la sua prigione e si trasferisce a Memphis per affinare la tecnica chitarristica sotto la guida del cugino della madre Bukka White. Era solo quindicenne e già si esibiva agli angoli di Beale Street con il soprannome di Beale Street Blues Boy.

Diventato un artista popolare, acclamato come il testimone del blues, ha tenuto concerti in teatri, penitenziari e sale da ballo spostandosi nei vari Stati come la pallina impazzita di un flipper.

Suonare con i musicisti bianchi la cui musica era compatibile con il blues gli è sempre stato naturale e fonte di grande divertimento e l’ha fatto sia con rock star come Eric Clapton, i Rolling Stones, gli U2 sia con jazzisti come Wynton Marsalis.

B.B. King interrompe il flusso dei suoi pensieri e finalmente risponde alla domanda: “ Ho sempre pensato che suonare il blues significhi essere nero due volte. Nel blues le parole dicono una cosa, il modo in cui sono cantate ne dicono un’altra e invariabilmente la musica dice un’altra cosa ancora. E’ un vaccino per controllare il male che è dentro di noi, ti fa piangere, gemere o gridare o sussurrare, è qualsiasi cosa utile per condurti alla guarigione “.

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