Dentro le canzoni #20 – Otis Redding – (Sittin’ On) The Dock Of The Bay
Singolo Vault Records (1967) poi ripreso postumo sulla raccolta The Dock of The Bay (1968)

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Seduto sotto il sole del mattino starò qui fino a sera guardando le navi che arrivano e che ripartono di nuovo.

Sono seduto sul molo della baia mentre osservo la marea allontanarsi, sono seduto sul molo della baia a perdere tempo.

Ho lasciato la mia casa in Georgia per dirigermi verso la baia di San Francisco perché non avevo nessuna ragione per vivere là ma pare che non troverò niente per me sul mio cammino quindi me ne starò seduto sul molo della baia a guardare la bassa marea.

Sono seduto sul molo della baia a perdere tempo sembra che niente cambierà, tutto rimane ancora lo stesso.

Non posso fare quello che dieci persone mi chiedono di fare quindi penso che resterò quello di sempre, seduto qui a riposare le mie ossa e questa solitudine non mi lascerà in pace. Questo molo diventerà la mia casa.

Nonostante sia stata concepita in una soleggiata baia californiana, questa canzone è forse la celebrazione del relax e del riposo?. Non penso proprio che questa sia stata l’idea di Otis Redding che nel testo agrodolce di ( SITTIN’ ON ) THE DOCK OF THE BAY ci racconta lo stato d’animo di un uomo solo e senza lavoro che trascorre le giornate in questo innaturale scomodo comfort. Intorno a lui le cose stanno cambiando anche per effetto della guerra del Vietnam e sente drammaticamente di non poter esercitare alcun controllo sulla situazione che si sta creando. Ha lasciato la sua casa per andare alla ricerca di nuove opportunità ma si è reso ben presto conto che nessun roseo orizzonte si aprirà davanti a lui. Realizza che lo starsene lì seduto sul molo a vedersi passare davanti la vita come le navi che entrano e escono dal porto non gli permetterà di realizzare ciò a cui aspira e alla fine, preda della rassegnazione, cede e mormora a se stesso. “ Mi siederò sul molo della baia ad osservare la bassa marea. Sono seduto sul molo della baia a perdere tempo “.

Alla morte improvvisa di Sam Cooke, ucciso da Bertha Franklin proprietaria dell’Hacienda Motel di Los Angeles alla fine di dicembre 1964, la black music si era trovata senza un leader, fuori e dentro l’ambito musicale. Otis Redding, che all’epoca aveva ventitre anni, sembrava possedere le caratteristiche personali e artistiche per proseguire il cammino iniziato da Sam Cooke ovvero di aiutare autori e musicisti neri a integrare R&B e Soul nel rock che allora faceva tendenza presso i giovani, in particolare quelli della West Coast.

Dopo tre serate di concerti al Fillmore Auditorium di San Francisco in cui si era esibito con i Greatful Dead e Country Joe & The Fish, anche i più scettici si convinsero che Otis Redding con il “suo Soul “ stava andando alla ricerca delle affinità più che delle differenze tra i generi musicali e che per questo, il pubblico bianco lo avrebbe potuto apprezzare.

Nei primi giorni di dicembre 1967, Otis Redding è a Memphis nello studio di registrazione per terminare il nuovo singolo ( SITTIN’ ON ) THE DOCK OF THE BAY che aveva cominciato a comporre su una casa galleggiante a Sausalito quando era ancora in California. Osservando pigramente il traffico delle barche in entrata e uscita dal porto gli venne facile scrivere il primo verso e gli accordi base del brano.

Nonostante le perplessità dei suoi discografici è molto soddisfatto di come procede il lavoro al punto che si lascia scappare una previsione molto impegnativa: “ Di questo disco ne venderemo un milione di copie “. Poteva sembrare una boutade ma lui era sicuro di aver preparato nel tempo le condizioni giuste perché la sua previsione si avverasse.

Era reduce da una memorabile esibizione notturna al Monterey International Pop Festival dove, davanti a una platea numerosa come non mai, aveva eseguito cinque dei suoi migliori brani. Aveva aperto il set dicendo che una ragazza gli aveva portato via il brano che stava per cantare, riferendosi a RESPECT e Aretha Franklin, poi I’VE BEEN LOVING YOU TOO LONG, SHAKE, SATISFACTION e TRY A LITTLE TENDERNESS. Si era preparato molto bene perché era consapevole che Monterey avrebbe dato un forte impulso alla sua carriera. Durante l’esibizione adottò lo stile che aveva perfezionato durante i suoi concerti in Europa evitando le battute salaci che usava davanti ad un pubblico prevalentemente di colore ma coinvolgendo tutti gli spettatori nello show.

Questo è il pubblico dell’amore, giusto? “ gridò Otis Redding “ Ci amiamo tutti, giusto? Ho ragione? “ Il pubblico gli rispose “ Yeah “ e Otis ripeté “ Fatemi sentire che dite “ Yeah “. Era il suo grido contro altri raduni dove odio e violenza riempivano l’aria insieme all’ esplicita conferma, rivolta al pubblico bianco, dei suoi sforzi per una musica più ecumenica che superasse le barriere razziali.

Il destino però aveva altri progetti su di lui e lo aspettava pochi mesi dopo nel cielo sopra il lago gelato Monona dove il suo aereo privato, in volo verso Madison per un concerto, precipita uccidendo Otis Redding e alcuni membri della sua band, i Bar-Kays.

I responsabili della Stax volevano pubblicare la canzone il più presto possibile per sfruttare cinicamente l’emozione causata dalla tragica morte del loro artista e forzarono il co-autore del brano, il chitarrista Steve Cropper a completare il missaggio delle tracce disponibili in sole ventiquattro ore lasciando il fischio di Otis appena prima della dissolvenza finale. Il disco diventò un successo mondiale e vendette oltre quattro milioni di copie.

Si possono contare sulle dita di una mano gli artisti che sono arrivati al numero uno delle classifiche con un loro disco dopo la morte: John Lennon, Janis Joplin, The Notorious B. I. G. e Otis Redding.

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