Dentro le canzoni #18 – Jimmy LaFave – The Open Road (Highway Trance)
Da The Open Road (Highway Trance) (1994)

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Baby, può darsi che io sia pazzo ma sono piegato sulle mie ginocchia, voglio andarmene da qui, vieni con me ti prego. Con questo tuo modo di vivere muori un giorno dopo l’altro. C’è qualcosa che chiama, deciditi, guarda i fiumi che scorrono, vivi da giovane prima di invecchiare, abbandona il tuo peso, non ci siamo che io, te e una strada libera davanti a noi. Siamo nati per spostarci non per restare fermi e perdere, devo seguire un tuono lontano altrimenti mi deprimo e la luce che brilla nei tuoi occhi svela un sogno e il messaggio che manda non può essere ignorato.

Baby, guarda i fiumi che scorrono, vivi da giovane prima di invecchiare, lascia che soffino i venti dai quattro angoli del cielo, lati non ci siamo che io, te e una strada libera davanti a noi, ti sentirai sempre innamorata su un strada che non finisce mai, città di confine in Dakota dove il Missouri si allarga.

Attraverseremo il ponte per raggiungere l’altra sponda, ascolta la danza fantasma nella valle dell’oro dove si rispetta il bufalo. Vivi da giovane prima di invecchiare, abbandona il tuo peso non ci siamo che io, te e una strada libera davanti a noi.

Arrivederci baby me ne sono andato.

Ad un certo momento senti forte il desiderio di imboccare la strada che si apre davanti a te, non sopporti più il fastidio e la sofferenza che ti provoca lo stare bloccato in quel posto. Ma non sei il solo a decidere, c’è l’altra parte della coppia che non è animata dalla stessa ansia di vivere. Provi a convincerla che restando ferma muore un giorno alla volta, ma tu sei già andato.

Quando Jimmy LaFave ti fissa, vedi gli occhi dolci di un angelo; quando cammina vedi i movimenti del camionista che è stato. Pensate sia un paradosso? Al contrario, questi atteggiamenti ci illustrano la sua musica che è sia energica che delicata, romantica e realistica ”. Jan Donkers, critico musicale VPRO Radio

Jimmy LaFave, texano di nascita, precisamente di Wills Point, si trasferisce al seguito della famiglia nel vicino stato dell’Oklahoma poi a Los Angeles e Nashville per fare ritorno a Austin solo quando decide che la musica sarebbe stato il suo mezzo per guadagnarsi da vivere. “ Volevo essere sicuro che non avrei fatto ricorso a nessuno “.

L’inizio di carriera è comune a quello di molti cantautori emergenti. Cerca di esibirsi dovunque sia possibile, canta le canzoni degli altri e propone le proprie nella speranza che qualcuno gli offra la possibilità di incidere un disco.

Il suo talento è fuori discussione ma ad Austin si suona molta musica dal vivo e la sua modestia accompagnata dalla tendenza a mantenere il profilo basso non lo aiuta di certo ad emergere tra i tanti concorrenti.

Compie anche qualche scelta sbagliata legandosi a personaggi di dubbia affidabilità fino a quando si libera di beghe contrattuali e decide di recuperare il tempo perduto. Registra un album dal vivo nei migliori locali di Austin affiancandosi a Bob Johnston che aveva acquisito una certa fama per il fatto di aver prodotto BLONDE ON BLONDE di Bob Dylan. Il titolo dell’album, AUSTIN SKYLINE, è un chiaro riferimento a NASHVILLE SKYLINE e a Dylan della cui musica LaFave diventerà un raffinato interprete.

AUSTIN SKYLINE mette in luce un musicista perfettamente consapevole delle sue radici ma tutt’altro devoto osservatore nel suo approccio alla musica delle radici. La sua scrittura è romantica ma impudentemente sensibile. THE OPEN ROAD (HIGHWAY TRANCE) è la canzone scelta tra quelle che per anni non sono state pubblicate con l’idea di inserirla nel vero album del debutto del 1994, HIGHWAY TRANCE. In questo suo lavoro, Jimmy LaFave canta di un’America delle stazioni abbandonate degli autobus, delle stazioni radio, della Beat Generation, delle dritte autostrade che tagliano il panorama. L’America del primo raggio di luce che illumina le pianure, dell’odore della prateria dopo la pioggia, come si diceva, una musica romantica e realista.

Jimmy LaFave muore il 21 maggio 2017 per un tumore e ci lascerà con l’album PEACE TOWN, registrato alla fine dei suoi giorni prendendo ogni stilla di energia dalle fibre del suo corpo malato.

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