Vincenzo Tropepe – Cammisa Janca
Strade Blue Factory - 2023 LP/CD

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Bisogna essere dei pazzi o dei visionari per arrivare a 57 anni per decidere di pubblicare un disco, il primo a proprio nome. O, più probabilmente, bisogna essere degli inguaribili romantici, pieni di sogni da voler realizzare. Magari accompagnando l’uscita del disco da un tour un po folle a bordo di una Cheavy Impala d’annata. Dietro tutto ciò si cela Vincenzo Tropepe, un nome che tra Calabria e Sicilia è una sorta di leggenda, un musicista che ha donato se stesso alla passione per la musica, e per giunta quella che amiamo e abbiamo amato noi che, un po come lui, restiamo inguaribili sognatori, ancora capaci di emozionarci per un’accordo che ti fa alzare lo sguardo, o ti fa accapponare la pelle.

Tropepe decide di coronare il suo sogno andando a registrarlo nell’unico posto dove, forse, oggi i sogni sono ancora capaci di trasformarsi in realtà. Il Crinale è un luogo che sembra avvolto in una sorta di aura magica. Nel regno incontrastato di Don Antonio Gramentieri (Chitarre, Basso e Mellotron), e dei suoi compagni di studio, Nicola Peruch (Organo e Pianoforte), Roberto Villa (Basso), Piero Perelli (Batteria e Percussioni), Sergio Marazzi (Cori e Chitarre), Daniela Peroni e Denis Valentini (Cori), ancora una volta il sogno prende forma, si compie e poi cambia sostanza.

Già perché quello che diventato Cammisa Janca, avrebbe dovuto essere qualcosa di diverso. L’album era destinato ad uscire cantato in inglese. Ma, come racconta lo stesso Tropepe, una volta arrivato alla fine, ecco manifestarsi l’dea che ti spiazza, ti sorprende, ti affascina al contempo stesso. “Facciamolo in dialetto calabrese!”. Qui si è liberi di pensare quel che si vuole. A me viene in mente un’immagine che probabilmente avrò solo io, ovvero l’espressione di stupore che si dipinge sul volto di Vincenzo. Magari avrà pensato “Gramentieri è impazzito…”. Ma, stupore a parte, l’idea decolla ed il disco prende forma così come lo si può ascoltare. E che disco ne esce lo dice la potenza di canzoni che sono salvifiche sempre per quelli che su questi suoni hanno visto passare anni in un susseguirsi di speranze e stupori che proprio un sound del genere creava in noi.

Questo per dire che le nove canzoni di questo piccolo/grande capolavoro sono quanto di meglio si possa ascoltare in un paese come il nostro, dove la vocazione ad un rock stradaiolo ma anche fatto di tenerezze che sanno essere sferzate urticanti in grado di scuoterci, sono manna che arriva nelle nostre orecchie. U Fiumi, posta in chiusura dellìalbum potrebbe esemplificare il concetto con un “tiro” che stende l’ascoltatore. Rock che sembra lievitare con l’incedere di un pezzo trascinante che ti spinge ad imbracciare l’immaginaria chitarra davanti allo specchio per immaginare di perdersi in un solo assassino, con gli Heartbreakers che disegnano vampate di musica abbacinanti, con un duello tra le tastiere di Peruch e le chitarre lanciate come per non fare prigionieri.

Ma già fin dall’inizio rollingstoniano di Senti U cielo Comu Chiovi si percepisce chiaramente che l’indirizzo al quale ci siamo recati è di quelli giusti. Suono secco, potente, “no frills” per una canzone alla quale, quando finisce, non puoi imputare nulla se non rimetterla da capo. E poi il coro che quando entra ti stampa un sorriso in volto. Jeu Gridu è una ballata dai colori Country Blues semplice ma dannatamente efficace. Ti entra sottopelle e non ne esce più. Metallu e Orchidea è un’altra ballata suadente ma dal testo ispirato da un pezzo, The Orchids, di Psychic TV. U Dutturi ci catapulta nelle atmosfere di gente come Dream Syndicate, con quel Paisley Underground di cui Tropepe si è abbeverato felice. Una gran bella canzone, senza alcun dubbio.

La title track è una ballata intima e crepuscolare, ma anche vivida ed immaginifica. Comu N’Angelo è il pezzo più di lungo del disco, oltre sei minuti di rarefatta dolcezza, fatto d’immagini che si susseguono delicate. Il mood del disco si mantiene inalterato con Cani ‘Mbestialutu, altra bella ballata che sembra essere un racconto dal finale letale. Oh Signuri! riporta le chitarre in evidenza con un bel coro che si fa notare nell’impreziosire il pezzo, e poi quella chitarra che sibila in sottofondo…

L’album è stato pubblicato in CD ma anche in vinile a coronare un sogno fattosi realtà, e destinato a fare da colonna sonora per i prossimi mesi. Disco bello quanto inatteso, che ci lascia sperare di veder arrivare, tra qualche mese, anche l’edizione originale incisa in inglese.

Tracce

Senti U Cielu Comu Chiovi

Jeu Gridu

Metallu e Orchidea

U Dutturi

Cammisa Janca

Comu N’Angelu

Cani ‘Mbestialutu

Oh Signuri! 

U Fiumi           

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