Un anno di musica….ascoltata, vista, letta…ma non solo.

Condividi:

2023, un anno musicale al femminile, o almeno molto caratterizzato da voci femminili di grandissima qualità.

Un’annata ricca, ricchissima di dischi molto belli, molti dei quali vale la pena di ricordare. Un 2023 che ha una forte caratterizzazione al femminile perché, a mio avviso, i lavori in assoluto migliori sono stati realizzate da artiste che hanno saputo imporre il loro sigillo su questo anno che va a chiudersi, profondendo classe a piene mani. La premessa fondamentale è quella che quanto contenuto in questo articolo è riferito alle scelte ed ai gusti di chi scrive.

In Italia c’è una dominatrice assoluta che è Ellen River con il suo doppio, meraviglioso, ed imprescindibile Life, un disco sorprendente per varietà, trasversale  con quell’alternarsi di atmosfere che vanno dal pezzo Rock, alla ballata dai profumi Country, passando tra Indie Folk Rock e rasoiate elettriche, cui si accompagnano canzoni che colpiscono ed entrano dritte nel cuore per non lasciarti più. Raramente un disco ha saputo conquistare la mia attenzione con tanta efficacia e sorprendente facilità.

Poi Veronica Sbergia che con Bawdy Black Pearls, e poco prima in compagnia di una sempre splendida Laura Fedele, celandosi sotto l’ironico nome di The Jolly Shoes Sisters, con l’ottimo Shake Your Shimmy, hanno rovistato tra pezzi celebri e non di Jazz e Blues con una classe che da sempre le caratterizza.

 

Fuori dai nostri confini mi hanno colpito per varie ragioni ladies come Lucinda Williams ed il suo bel Stories From a Rock’n’Roll Heart, una conferma per nulla scontata, l’incredibile Bettye LaVette con un album (LaVette!) incontenibile per classe e fattura, Natalie Merchant, il cui ritorno con Keep Your Courage  dopo anni è stato segnato anche da una serie di concerti fantastici, le acclamatissime Boygenius, questo gruppo formato da Julien Baker, Phoebe Bridgers e Lucy Dacus, capaci di fare man bassa di riconoscimenti con il loro The Record. E poi The Delines, vero, un gruppo, e per di più con un signore come Willy Vlautin. Ma la voce è quella di Amy Boome, della quale innamorarsi (dal punto di vista del suo modo di cantare) è facile come non mai. Il loro EP Christmas in Altlantis è una chicca che va custodita con cura, così come per i loro album. E poi i Dry Cleaning ed Arlo Parks con seconde provemolto interessanti a testimoniare una scena inglese sempre capace di proporre ottime proposte.

Ma in testa a questa pattuglia di talenti c’è il folgorante album di Hello June, quell’ Artifacts che continua a restare inchiodato sul piatto, in auto, nello smartphone macinando ascolti su ascolti e riservando sempre un piacere immenso. Sarah Rudy ha saputo scrivere un disco di una bellezza che travalica il senso di un sostantivo, espandendosi fino a divenire abbacinante. Impossibile farne a meno.

Tornando in Italia, qui di seguito trovate una serie dischi che mi sono piaciuti molto. Ognuno a modo suo ha saputo darmi vibrazioni e ottime sensazioni. Non sono scelte comuni, e non vogliono esserlo, non sono inclusi nomi di grido, anzi. Ma avrebbero potuto essere anche di più. Diciamo che in questi si racchiude anche il senso di una stagione e mezzo della trasmissione No More Blue che presento su ADMR Rock Web Radio ogni due giovedì dalle 9 alle 11.30, mentre la bellezza al femminile la trovate racchiusa in The Women I Love, magica pozione preparata grazie alle scelte di Gianni Zuretti (ogni due martedì dalle 10 alle 11.30 stesse frequenze web). Una selezione ampia che evidenzia lavori importanti e molto belli. Mi permetto di citare i primi che, oltre alla River, hanno costituito una vera e propria colonna sonora in questi mesi. Carlo De Bei ci ha regalato un disco sontuoso, intriso di atmosfere a cavallo tra Folk e Blues, intenso e sofferto. Un disco di una bellezza rara. The Fuzzmen sono gli ultimi arrivati. Usciti da pochi giorni sono i re incontrastati del lettore. Non ne escono più. Un melange di sonorità anni settanta che vanno da Curtis Mayfield ai Traffic riletti in maniera clamorosa. Una sorpresa il disco, ma poi a leggere i nomi dei musicisti si comprende bene come possa uscire un album del genere. Edward Abbiati...che dire oltre a tutto quanto non sia stato scritto in questi ultimi venti anni? To The Light, il sophomore album seguito a Beat The Night del 2019, ma sembra un salto in avanti amplissimo rispetto ad un disco bello e sofferto come il precedente. Difficile scrivere di Massimo Urbani e del suo genio incontenibile. Ma un live come 30 vince a mani basse se parliamo di Jazz in Italia. Il resto è un tour spesso illogico e dettato solo da un minimo comune denominatore che è la bellezza. Perchè questo è quello che emerge dall’ascolto di album, a mio avviso, imperdibili.

Ellen River – Life

Carlo De Bei – Garbin

The Fuzzmen – The Fuzzmen

Edward Abbiati – To the Light

Massimo Urbani Quintet – 30

Massimiliano Larocca – Daimon

Angelo “Leadbelly Rossi – It don’t always matter how good you play

Grand Drifter – Paradise Window

Ropes of Sand – Tonight

Vincenzo Tropepe – Cammisa Janca

Andrea “Lupo” Lupi – Solo

Luca & The Tautologists – Paris Airport ‘77

Pitchtorch – I can see the light from here

Anais – The Belle of Amherst

Calezna – Charming Views

Rudy Marra – Morfina

Daniele Tenca – Just a dream

Double Syd – My Lonely Sun

Tiziano Cantatore – La Luna del giorno dopo

RAB4 – Dream Away

Bud Spencer Blues Explosion – Next Big Niente

Veronica Sbergia – Bawdy Black pearls

Flame Parade – Cannibal dreams

Emidio Chimenti / Corrado Nucini – Motel Chronicles

Light & Scars – LITOW

Don Antonio – Lacosta

Leatherette – Small Talk

Insieme – 1975

Klidas – No Harmony

La Dom in Florence – The Calling

The Jolly Shoes Sisters – Shake Your Shimmy

Leandro Diana – Bring it On

Pulin & The Little Mice – Friends of Mice

Valerio Bruner – Vicaria

Stefano Dylan Caltagirone – Ballads from home

Menzione a parte perAlan Brunetta – You Stopped Walking Away (singolo)

Mentre fuori dai confine…..mi sono piaciuti

Hello June – Artifacts

Maya Ongaku – Approach to Anima

Duane Betts – Wild and precious life

Big Thief – Dragon New Warm Mountain I Believe in You

Yussuf Dayes – Black Classical Music

Lankum – False Lankum

Bettye LaVette – LaVette!

Lucinda Williams – Stories from a Rock’n’ Roll Heart

Natalie Merchant – Keep Your Courage

Boygenius – The record

The Delines – Christmas in Atlantis

Ristampe: ne siamo innondati, e spesso senza ragione, giusto per spennare chi della musica ha la passione. Spesso ingiustificabili per prezzi. Un po lo stesso discorsi delle edizioni in vinile di dischi che arrivano a costare il doppio se non più di un CD.

The Replacements Tim (Let It Bleed Edition)

Hot House: The Complete Jazz at Massey Hall

Gino Marinacci – Atom’s Flower

Non sono andato molto al cinema. Non perchè non mi piaccia, anzi, ma perchè non sopporto di entrare in una sala dove pare ci siano centinaia di persone che non aspettano altro che ingozzarsi di popcorn e bere schifezze assortite, curandosi bene di fare sentire il tutto al prossimo. Però un film che mi ha toccato particolarmente l’ho visto ed è Heaven Stood Still The Incarnations of Willy DeVille, commovente come pochi, almeno per me, visto che racconta in maniera perfetta la vita ed il significato musicale di un personaggio semplicemente indimenticabile. Grazie al Buscadero, a Guido Giazzi e Mauro Zambellini ed al cinema Arlecchino di Milano, per aver reso possibile due ore di sogno ad occhi aperti.

Per le serie TV pochi picchi. Molte piacevoli ma una sola mi ha veramente conquistato, ovvero Ted Lasso su Apple Tv. La storia di uno scombiccherato allenatore di Football americano che si trova ad allenare il Richmond FC squadra di calcio inglese in Premier League. Tre stagioni, molto belle le prime due, un po più normale l’ultima, ma ricche di messaggi che sembrano fatti apposta per essere traslati ai giorni nostri. Da vedere. Veramente consigliata.

Concerti: Natalie Merchant a Chiari su tutti. Un set bellissimo, magnetico, splendido per intensità e proposta. Il mio concerto dell’anno. Poi Makaya McCraven a Milano a confermare che ci sono nuovi musicisti in grado di caratterizzare fortemente la scena Jazz mondiale.

Chiudo con qualche libro. Tom Petty. Da Elvis a Dylan e Johnny Cash, un’altra idea di America. L’innocenza del rock’n’roll (Shake Edizioni) scritto da Marco Denti e Mauro Zambellini è una lettura tanto obbligatoria quanto avvincente. La vita e la carriera di Petty, i collegamenti letterari, i rimandi ad un percorso logico ma sensazionale compiuto dal musicista e degli Heartbreakers di cui lui era parte, non “semplicemente” il leader. Poi Lou Reed Il Re di New York (Minimum Fax) scritto da Will Hermes e vero e proprio trattato sulla storia di uno dei musicisti più amati di sempre. Delle “altre letture” vi ha già parlato Federico Sponza, e nel suo pezzo trovate molto di quello si potrebbe desiderare leggere anche per i mesi a venire.

Buon anno a tutti!

 

Condividi: