Trevor Beales – Fireside Stories. Hebden Bridge circa 1971-1974
Basin Rock, 2022

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In quegli anni a Hebden Bridge, cittadina industriale nel West Yorkshire a metà strada fra Leeds e Manchester, due erano i passatempi più praticati. Il primo era scrutare il fiume Calder per prevedere la prossima inondazione della valle. Il secondo era cercare un modo per andarsene da quel posto annerito dalle ciminiere. La sua possibilità di darsela a gambe Trevor Beales l’aveva affidata alla chitarra (per lei aveva lasciato le scuole superiori). All’osservazione indefessa dell’umore del fiume associava le prove e le serate nei circoli della zona con gli Havana Lake, un gruppo di musica folk rock colorata di West Coast.

In soffitta registrava le canzoni che avrebbero dovuto essere il suo biglietto di sola andata. Le cose purtroppo sarebbero andate in un altro modo, ma grazie all’amico di infanzia John Armstrong, che ha recuperato e quelle registrazioni e si è occupato di renderle pubbliche, oggi possiamo ascoltare Fireside Stories. Il primo pensiero che viene è che è veramente incredibile che queste canzoni non abbiano avuto la soddisfazione cercata. Poco più che diciottenne, il cantautore chitarrista di quelle dodici tracce avrebbe avuto tutto il tempo di diventare uno dei grandi del genere. Invece i grandi li citiamo per rintracciare le coordinate della sua ispirazione: sono stati tirati in ballo  Davy Graham, Michael Chapman, Bert Jansch e Jackson C. Frank. Ad avere il tempo e la possibilità, il figlio di Hebden Bridge non avrebbe sfigurato davanti a nessuno di loro.

Jackson C. Frank viene in mente perché condivide con Beales il destino delle meteore, anche se le loro storie sono molto diverse. In questo ragazzo, d’altra parte, non c’è quel senso tragico della vita e anzi c’è un’attenzione curiosa e critica al mondo. Ma degli altri, dei grandi britannici, ha il modo di tenere insieme folk e blues, la genialità compositiva e la creatività sullo strumento. Ha sfumature vocali (forse anche perché in quei tre anni la voce attraversa le sue vicissitudini) che rimandano ora a Jansch, ora a Nick Drake. Quest’ultimo poi torna anche in certi arrangiamenti, in quel modo di suonare così intimo, in certe libertà che si prende nello sviluppare spunti musicali, peraltro senza allontanarsi troppo dai confini dell’accordatura standard.

Beales ai tempi d queste registrazioni era poco più che un ragazzino. La meraviglia è la maturità di scrittura, è la capacità di arrangiare per chitarra sorretta da una tecnica che pur senza essere eccelsa è abbastanza personale e versatile da permettergli di mettere sulla tastiera le sue fantasie. Ci sono due brani che stanno anche sull’unico album degli Havana Lake (Concrete Valley, uscito nel 1977). Ecco, Marion Belle e Ocean of Tears avevano un punto di forza nei cori alla CSNY, che qui naturalmente spariscono, con la sezione ritmica e tutto, eppure le due canzoni non perdono un briciolo del loro fascino. Il fingerpicking di Trevor ne estrae anzi una bellezza nitida, ne fa le testimonianze più chiare del suo talento. Un talento senza soggezione, come si vede dal suo strumentale: Dance of the Mermaids è un pezzo dalla struttura sbilenca e originale (spoiler: ABACDAB) che offre salti, cambiamenti di tempo inattesi e sorprese per chi ascolta. Non pensate a virtuosismi e funambolismi di quelli che sono premiati oggi, qua siamo in tutt’altro territorio. Qua parliamo di idee e di bellezza.

La cover di Braziliana di Dave Evans è molto personale e riuscita. Considerato che Evans pubblica Braziliana su Sad Pig Dance proprio nel 1974, quello che sorprende non è tanto che in un tempo brevissimo Trevor Beales l’abbia studiata, imparata e registrata, ma che l’abbia assorbita tanto da farne una propria versione di grande maturità, persino con un gusto che ricorda da vicino certe cose di Davy Graham.

Diciamolo, Fireside Stories ci restituisce un musicista di classe insieme a un pensiero insopportbile: che se le cose fossero andate diversamente, forse oggi parleremmo di Trevor Beals come di uno dei grandi.
Invece un’infezione se l’è portato via a trentatré anni.
La vita gli ha lasciato il tempo di avere una storia d’amore con Christine, di viaggiare con lei per portare i suoi demo fin negli USA, di superare insieme a lei i confini di quella valle, di sposarla, di avere con lei una bambina alla quale è stato accanto per pochissimo. E infine gli ha concesso di vedere l’alba delle lunga metamorfosi di Hebden Bridge, che sempre più diventava un bel posto, attraente e ospitale per artisti e intellettuali, accogliente per ogni tipo di differenza.

Tracce

Marion Belle
Tell Me Now
Dance of the Mermaids
City Lights
The Old Soldier
Sunlight on the Table
Metropolis
The Prisoner
Braziliana
Then I’ll Take You Home
Ocean of Tears
Fireside Story

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