Silvia Conti – Ho un piano B
Radici Music Records - CD (2024)

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Eccola finalmente di ritorno la nostra Silvia “Patti Smith” Conti ! Dopo sette anni da “A piedi nudi (psichedeliche ipnotiche nudità) (2017)”, e un periodo in cui stava preparando un disco di blues, (genere da lei sempre amato), irrompe sui nostri player il potente, intrigante nuovo album  Ho un piano B.

Ma, prima di arrivare a raccontare l’ultimo suo lavoro, facciamo un po’ di cronistoria “Contiana”.

La carriera di Silvia Conti era avviata, a metà degli anni ’80, ad avere riscontri importanti dopo la vittoria a Castrocaro (‘83) e la partecipazione a Sanremo (’85) con la bella canzone Luna nuova (scritta appositamente per lei da Aldo Tagliapietra de Le Orme). In seguito a  quegli exploit si presagiva per lei un percorso da cantante solista da alta classifica, viste anche le potenzialità di una voce davvero importante ma, vuoi   per “i meccanismi oscuri dello show biz” oppure per la volontà dell’autrice stessa di affermare il desiderio di essere padroni della propria vita, Silvia ha dovuto/voluto percorrere le strade secondarie della musica, abbinate anche ad una significativa frequentazione del teatro  in veste di brava attrice, pur continuando a presenziare in  progetti musicali altrui, sempre con artisti di primo piano come Le Orme, Bandabardò, Tiziano Mazzoni, Marco Cantini, solo per citarne alcuni.

In apertura ho giocato con il rimando alla Smith, non solo per l’evidente riferimento della  copertina all’album  Horses della cantautrice americana ma anche per la  sontuosa voce di Silvia a cui aggiunge:  una grande capacità di interprete, l’attitudine ad essere abbastanza fuori da schemi preconfezionati, persegue una invidiabile ed irriducibile  coerenza ideale e politica, una familiarità con la cultura hippie e dintorni, insomma, tutto un coacervo di caratteristiche personali molto o, quantomeno un po’, somiglianti  agli irrequieti “cavalli”  di Patti.

Tornando al disco in oggetto, si segnala che il suo concepimento era partito con un marcato drive blues   caratterizzato dal singolo  L’incrocio del diavolo, che solo in seguito, forse condizionato dalle forti emozioni causate dalla pandemia e sotto la spinta emotiva del singolo Il filo d’argento (per Enrico), (brano dedicato alo scomparso amico Enrico Greppi della Bandabardò), ha preso un’altra strada ed è diventato un potente disco di roots rock d’autore, quasi  un ”piano B musicale” ma anche  una nuova opportunità per l’artista fiorentina di narrare al mondo il proprio punto di vista sui temi caldi che le stanno a cuore, a fronte di una passione interiore e ideali che non hanno mai tentennato, durante  una vita in cui la coerenza l’ha fatta da padrona e non ha mai permesso sconti su niente e a nessuno.

Ho un piano B” contiene nove tracce, con gli arrangiamenti e la direzione artistica di Bob Mangione (chitarre acustiche, elettriche, 12 corde, armonica, basso, rhodes, cori), registrazione e mix di Gianfilippo Boni (sinth e cori). Hanno suonato anche Lorenzo Forti (basso), Fabrizio Morganti (batteria), Lele Fontana (hammond, rhodes, pianoforte, melodica), Francesco Fry Moneti (violino), Gennaro Scarpato (percussioni varie), Tiziano Mazzoni, Matteo Urru e Francesco Frank Cusumano (chitarre).

Al suo interno fanno bella mostra canzoni di spessore, come il luccicante e memorizzabile singolo rock  Lucciola, scritta dal compagno Bob Mangione, un bel testo per un brano trascinante (piacerebbe molto a Piero Pelù) che sottende all’autodeterminazione e affermazione della figura femminile nonostante e proprio a causa dei brutti tempi vissuti dalle donne.

Moltitudini  evoca, nel titolo sicuramente ma anche nei contenuti,  l’ultimo Dylan, è un brano profondo, intimo, quasi un’autoanalisi  in cui esce prepotentemente l’alto profilo cantautorale di Silvia, “C’è uno scudo dentro la mia testa, una vertigine che blocca l’anima, un finestrino sulla solitudine, un marciapiede contro l’inquietudine, una partita a scacchi coi coriandoli, caleidoscopica immaginazione, un controllore nello stomaco e un orologio puntato contro il cuore” e più avanti “ E mi difendo dalle lame con un sorriso incontenibile col viso aperto e gli occhi vigili e un cancello invalicabile” . Splendido e vario è pure l’arrangiamento per una canzone che va ascoltata, masticata e mandata a memoria.

 Farfalla è un altro pezzo di alto profilo che affronta il tema del corpo delle donne, purtroppo spesso  bullizzate per le eventuali “imperfezioni” dello stesso.  “Ridono di me, io li sento/ del mio corpo inadeguato/ del mio viso bagnato/ dei miei fianchi troppo pieni/ dei miei grossi seni … E io io io / che ho il cuore urgente e la citazione facile/ resto qui ad aspettare/diventerò farfalla ” Qui fuoriesce anche tutta la capacità di interprete della Conti che emoziona come non mai e, in questo caso accostarla alla grande  Nada non si fa peccato. Da sottolineare il lavoro di Tiziano Mazzoni all’acustica ma tutta la band gira a mille sotto il drive chitarristico del produttore  Bob Mangione e di Gianfilippo Boni, anche autore di Van Gogh, bella ballata in cui i due bravissimi musicisti giocano tra loro a punkeggiare.

Altro momento topico del disco è Inverno 1944 (Mačkatica),canzone tratta da un sogno che il padre di Silvia fece nel campo di prigionia appunto di (Mačkatica), fu un fatto che gli salvò la vita. Contemporaneamente al disco Silvia e Bob hanno curato la pubblicazione di Gli anni sprecati, memoir  scritto dal padre di lei Silvano Tognelli nel 1989, partigiano, di cui riferiremo in un articolo dedicato.

Questi sono gli assi portanti di Ho un piano B ma va fatta menzione anche della già citata  Il filo d’argento, delicato e affettuoso pezzo scritto per Enrico Greppi, e di una rivisitazione personale e piacevole di Bella Ciao a suggello del posizionamento ideale che accomuna Silvia e il padre.

Il tutto è dominato dalla convincente scrittura della Conti e dalla sua voce, sempre più bella sotto il carteggio a grana 00 effettuato dal  tempo che passa, un cantato che ora si fa Nada, quando affronta tempi e testi introspettivi, ora diventa Nannini o Bertè quando rockka con carattere. Questo è un disco importante, edito con grande attenzione ad ogni sua componente dai tipi della Radici Music Records. Bravi.

Abbiamo bisogno di cantautrici così “dense” ma anche e soprattutto di anime tanto belle quanto lo è Silvia Conti. Diffondiamo la musica che vale, costruita con amore utilizzando strumenti antichi ma impareggiabili, quasi fossero  scalpelli, perché in fondo un cantautore  è un po’  uno scultore che dona anima alle proprie creature, e a  quel punto nascono le belle canzoni.

TRACKLIST:

Lucciola

Moltitudini

L’Uomo Della Montagna

Farfalla

Il Filo D’Argento

Van Gogh

Settembre

Inverno 1944 (Mackatica)

Bella Ciao

BONUS TRACK:

SuperPippo

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