Sam Millar – Sul fondo del Black’s Creek
Milieu edizioni, 2022, Pagg. 266, Euro 17,90 - Traduzione di Seba Pezzani

Copertina del libro Sul fondo del Black's Creek di Sam Millar raffigurante due piedi di un uomo che si tuffa in acqua
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Riaperto il caso di omicidio di Black’s Creek
strilla la sezione locale del New York Times di stamattina nell’istante in cui mi siedo a fare colazione. Mentre procedo nella lettura, il mio stomaco fa un piccolo salto mortale involontario, uno di quei messaggi d’allarme pre-indigestione che invia quando l’imprevisto lo attacca. Per un attimo, mi gira la testa. Il mio cervello brucia malamente. Lampi azzurri e rossi mi offuscano la vista. Se ciò non bastasse, la cicatrice che ho sotto il labbro inferiore e quella sul sopracciglio sinistro iniziano a pulsare. Per un attimo, le tenebre del mio passato mi travolgono come un cazzotto di Muhammad Ali, costringendomi a pensare alle due persone che quelle cicatrici le hanno causate e al legame che avevamo con quell’omicidio.”

Questo l’incipit de Sul fondo del Black’s Creek e l’uomo che sta facendo colazione è Tommy che leggendo quel giornale viene catapultato nella sua adolescenza dove con i suoi amici Brent e Horseshoe fu tra i protagonisti di un caso che sconvolse la cittadina di Black’s Creek nello stato di New York.

Un adolescente, Joey Maxwell, si è suicidato nelle acque del lago Jackson e il padre di Joey è sicuro che le cause del suicidio siano da ritrovarsi nelle molestie sessuali ricevute dal giovane da parte di un uomo e cerca di convincere di questo anche lo sceriffo che è anche il padre di Tommy. Le indagini sembrano non andare da nessuna parte e i tre amici, Tommy, Brent e Horseshoe decidono di farsi giustizia da soli.

In un misto tra Il buio oltre la siepe e Le avventure di Huckleberry Finn, Sam Millar ci accompagna in un viaggio avvincente nei paradossi dell’adolescenza portando il centro della sua narrazione negli irrequieti sobborghi americani che ha conosciuto da vicino durante i suoi anni statunitensi.

Un romanzo che riserva continue sorprese che racconta della vita di un piccolo paesino, dove nessuno è innocente. Con uno sguardo tagliente, mitigato da un umorismo dark e uno stile incisivo e asciutto, Millar ci racconta una storia su potere e sopraffazione, di mistero e vendetta, nel cuore oscuro di una piccola comunità di provincia.

Questo romanzo, come dichiarato dallo stesso Sam Millar, è stato scritto in ricordo di un suo caro amico abusato sessualmente da un pedofilo e morto molto giovane, senza mai aver avuto giustizia per il crimine che aveva subito.

Sam Millar foto di un uomo con lo sfondo di un palazzoDa militante dell’IRA a scrittore di successo. Quella di Sam Millar, nato a Belfast nel 1955, è stata una vita difficile, ad iniziare dall’infanzia passata a Lancaster Street, unica strada di Belfast abitata da cattolici nazionalisti in un quartiere di lealisti.

La partecipazione al Bloody Sunday il 30 gennaio 1972 e l’uccisione del suo miglior amico di 16 anni da parte dei britannici lo portarono ad aderire all’IRA. Da qui alla condanna per possesso di esplosivi il passo è breve, mentre la prigionia a Long Kash è lunga e dura con torture sessuali, psicologiche e fisiche durate otto anni.

Dopo la scarcerazione, negli anni ’80, si trasferisce a New York, trovando come sbarcare il lunario nei casinò clandestini. Il “sogno americano” viene da lui frainteso e nel 1992 partecipa alla “rapina del secolo” prelevando circa otto milioni di dollari ai depositi della Brinks, una ditta portavalori di Rochester, nello stato di New York.

Con la sua parte del bottino apre un negozio di fumetti vintage nel Queens, ma alla fine viene catturato ed imprigionato. Durante gli interrogatori non dice una parola. Alla fine viene graziato dal presidente Clinton e nel 1995 ritorna in Irlanda.

Nel suo memoir On The Brinks, edito nel 1916 da Milieu Edizioni, diventato un caso letterario internazionale, racconta la sua vita tra Belfast e New York.

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