Ren (Ren Gill) – Hi Ren (EP)
Ren 2022

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“Non smettere di perseguire il tuo scopo Ren, è meraviglioso e parla ad un luogo della mia anima che nessuno sa raggiungere.”
Dal Web

Non avrei mai pensato di sentire l’urgenza di recensire un singolo e per di più di un genere rap che non è mai stato tra i miei preferiti con l’eccezione per la sola Akua Naru di Poetry- how does it feel.

Ma quando un brano è autentico, con grande capacità di emozionare, perfino di scuotere i nostri schemi abituali di ascolto allora quando ci troviamo di fronte a qualcosa di fenomenale, di cui va riconosciuto il valore ed il genio compositivo è un piacere promuoverlo.

Ren Gill ha una sua storia, un vissuto terribilmente comune ai giovani di questi tempi purtroppo spesso coinvolti dalla depressione, dall’ansia, dall’incertezza, ma con l’aggravante che in lui ha scavato un profondo malessere a causa di una sofferenza derivata da una malattia neurologica (sindrome di Lyme) tardivamente diagnosticata che lo ha obbligato rinchiuso in quattro mura senza forze, con forti dolori e con grande disperazione.
Come ben racconta alla fine del brano in un lungo e intenso parlato, da cui un breve estratto:

“Quando ero diciassettenne urlavo dentro una stanza vuota
avvolto in un telo bianco, in cui avrei dovuto sconfiggere le forze del male,
e nei successivi 10 anni della mia vita ne ho sofferto le conseguenze…
con malattia mentale, auto-immunità e psicosi
mentre crescevo mi sono reso conto che non c’era nessun vero vincitore
e nessun vero perdente nel conflitto fisiologico
ma che c’erano vittime e c’era chi stava apprendendo”

Ma ecco che è proprio la sua disperazione a trasfigurarsi quasi come in un opera teatrale dai toni drammatici, con il suo sé diviso che si contrappone con estrema veridicità, tra il Ren “amico” e il Ren “nemico”. I testi sono molto intensi e in grado di rendere l’autenticità del suo dramma ma le mie traduzioni non possono renderne la musicalità viscerale.

“Pensi che mi puoi amputare? Io sono te e tu sei me, tu sei io,
io sono noi. Siamo una cosa sola, divisa in due ma che fa uno, puoi capire? Tu devi ucciderti se vuoi uccidermi”
Non voglio inchinarmi alla volontà di un mortale, debole e normale
vuoi uccidermi? Io sono eterno, immortale
Vivo in ogni decisione che catalizzano il caos
che causano le divisioni
Vivo dentro la morte, l’inizio delle fini
Io sono te, tu sei me, io sono te, Ren”

Il ritmo è serrato e i testi sono fondamentali per comprendere la descrizione di quello che sta provando, l’urgenza di ribellarsi alla sofferenza, ai suoi demoni, tutto giocato con la sua sola chitarra acustica e la voce in un video durissimo, incalzante di ben 9 minuti. Il cui setting inquietante è con Gill vestito con un camice ospedaliero su una sedia a rotelle in un contesto disumano dove esaspera il suo bisogno di autenticità, di dura denuncia, di ribellione.

“Ti farò in tanti nodi poi ti chiuderò dentro
nuove carni…
Sono stato creato all’alba della creazione,
sono tentazione
sono il serpente dell’Eden
sono la ragione del tradimento
decapitando tutti i Re,
sono il peccato senza assonanza o ragione,
il sole del mattino, Lucifero,
Anticristo, padre delle bugie,
demoni,
la verità nel frullatore,
pretendente disonesto.
Il vendicatore esiliato
il virtuoso arreso
mentre sto in piedi difronte al mio eclisse solare.”

I toni della sua voce e i contenuti dei testi sono sempre taglienti, le rime e i ritmi nei testi molto coinvolgenti ed efficaci, anche il suo finger-picking minimalista è originale e perfetto a reggere con estrema varietà i 9 minuti del brano. La lingua inglese qui si dimostra unica nell’esprimere una musicalità estrema, diretta, scioccante, con la grande capacità a mantenere alta la tensione e la drammaticità della sua rappresentazione, con la malattia neurologica come metafora della ricerca della propria vera essenza, di liberazione dell’anima tormentata:

“Sono stato fatto per essere testato e messo sottosopra
sono stato fatto per essere rotto e picchiato
ma cerca di capire che la mia volontà è eterna
ma cerca di capire che mi hai incontrato prima che
facessi fronte alla bestia che farò sorgere da est
e la farò sistemare sull’oceanico pavimento
e sarò anche molti nomi
alcuni mi conoscono come speranza
alcuni mi conoscono come la voce che tu riesci a sentire.”

Ma la vera forza della sua drammatica interpretazione sta nel riconoscere che non è possibile nessuna guarigione, nessuna salvezza se non si riconoscono le forze maligne che si muovono dentro alla sofferenza psicologica, a far fronte a questa dura sfida, a questa lotta interiore che è profondamente reale.

Gill ha imparato a portare la sua croce, ad accettare la sua sofferenza, e l’unica fuga dal “padre delle bugie” è trasformare le sue pene in qualcosa di migliore, di positivo.

“Oscillando tra il buio e la luce
più brillante la luce risplende, più oscura l’ombra si distende
non c’era mai nessuna battaglia da vincere per me, era una eterna danza
e come una danza, maggiore la rigidità che provo e più lo diventa
è questo eterno valzer che distingue gli esseri umani
dagli angeli, dai demoni, dagli dei
e devo non dimenticare, dobbiamo non dimenticare che siamo esseri umani.”

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