Penguin Cafe – Rain Before Seven
Erased Tapes (2023)

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La Penguin Cafe Orchestra di Simon Jeffes, scioltasi dopo la prematura morte del leader nel 1997, è stata rilanciata nel 2009 da Arthur Jeffes, figlio di Simon, nel segno della continuazione degli stilemi strutturali paterni, anche se con qualche distinguo stilistico e con una formazione totalmente nuova.

Va ricordato che la PCO era mal digerita dai puristi della classica, snobbata da quelli della new age, di cui peraltro Jeffes era stato tra gli iniziatori, e guardata con circospezione pure dagli amanti di folk ed elettronica, insomma non soddisfaceva l’appetito di alcuno anche se ha sempre posseduto uno zoccolo duro di pubblico per il quale Simon era una specie di vate  musicale. La stessa sorte è toccata alla Penguin Cafe che ne mutua addirittura due terzi del nome e ne surroga  adeguatamente parte dello stile musicale.

Personalmente ho sempre apprezzato la loro arte e devo dire che l’ensemble di Arthur non mi dispiace affatto, specie in questo quinto disco, non sfigura assolutamente nei confronti della titolata creatura del padre.

Rain Before Seven (quinto disco del nuovo corso) si muove tra un consolidato chamber folk, classica contemporanea e sonorità etno folk introitate dall’africa sub-sahariana da cui prende, specie per catturarne il ritmo, l’utilizzo di strumenti percussivi, su tutti  il balafon (simile allo xilofono, costruito con  legno e zucche a fare da cassa armonica), strumento suonato dallo stesso Jeffes,  dalle sonorità morbide, spesso qui usato  in modo ora ipnotico ora pirotecnico. Si aggiungono cuatro, ukulele, chitarre, piano, synth e naturalmente  l’orchestra d’archi diretta da Oliver Langford che è arrangiatore e spesso co-autore.

Poiché molte canzoni sono state concepite da Arthur nei mesi in cui è rimasto in lockdown in Toscana nel convento- fattoria della madre Emily Young, il disco non poteva che iniziare con la liberatoria Welcome to London, un chiaro invito a rivisitare la città dopo l’isolamento del covid e, aggiungo, in seguito alle nuove limitazioni per la Brexit. Il brano è un magnifico e articolato esempio dell’abilità compositiva dell’autore e di Oli Langford che irrompe potente e dona all’apertura del disco un grande fascino, ciò grazie a un incedere ritmico coinvolgente con gli echi morriconiani  della lap steel del nostro Alessandro “Asso” Stefana, chitarrista tra i più apprezzati a livello internazionale (già membro dei Guano Padano e collaboratore, tra i molti,  di Marc Ribot, PJ Harvey, Calexico e Capossela).

A seguire ci si imbatte nel completo gusto per la melodia, sotto l’egida del piano e il ritmo accomodate delle percussioni, in Themporary Shelter from the Storm,  titolo che ostenta una più che evidente parafrasi dylaniana.

In Re Budd (di cui allego il video) è stupenda, scritta da Jeffes al tempo del suo primo impegno con il balafon (che funge da driver rimandandosi ritmo ed evoluzioni con il pizzicato degli archi), è un brano davvero pregevole,  tra i vertici del disco. Arthur, dopo aver registrato il pezzo viene a conoscenza della morte (per covid) del suo padrino musicale  Harold Budd, uno dei più importanti compositori in ambito minimalismo e new age, pertanto il titolo del brano risulta un evidente omaggio al maestro.

Second Variety, Galahad, dedicata all’affezionato cane morto a 16 anni, e No One Really Leaves …,  sono tre momenti d’introspezione che invitano ad un ascolto più profondo e meditativo. Find Your Feat è più mossa per ritmo, con i suoi appoggi che occhieggiano al pop, e ci riconduce sui sentieri percorsi  dalla PCO, mentre Lamborghini 754, dedicata al trattore (vecchio di 40 anni) della fattoria della madre, si avvia lenta, quasi fosse una messa in moto problematica, per poi uscire con un bel pieno orchestrale a testimoniare che i vecchi motori non tradiscono mai.

Insomma Rain Before Seven è un ottimo disco da assaporare e goderne appieno, lasciandosi trasportare dalla musica e soprattutto, mettendo da parte pretestuosi birignao da classicofili sapientoni intellettualoidi.

Tracks:

Welcome to London

Temporary Shelter from the Storm

In Re Budd

Second Variety

Galahad

Might Be Something

No One Really Leaves…

Find Your Feet

Lamborghini 754

Goldfinch Yodel

 

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