Newton Thornburg – Morire in California
Edizioni SUR, 2022, Pagg. 377, Euro 19,00 - Traduzione di Tommaso Pincio

Copertina di Morire in California di Newton Thornburg con una casa e delle palme a picco su una scogliera
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Malgrado quel che stava guardando tra le folate di neve fosse una bara con dentro il cadavere del suo primogenito, gli occhi di David Hook erano asciutti. Il suo cuore era asciutto. Avrebbe potuto essere un estraneo che dopo aver vagato con la testa altrove in mezzo alle tombe si fosse trovato al centro di quel gruppo di persone per osservarle con occhi non solo asciutti ma freddi, gli occhi di un reporter. Non gli sfuggiva nulla, nemmeno la bellezza semplice e antica della scena, l’evocazione di un’America ormai morta e sepolta: i suoi vicini, quei campagnoli col vestito della domenica, gli uomini duri, vigorosi, temprati, le mogli austere e i giovani coi capelli lunghi e alla moda che erano andati a scuola con suo figlio e avevano raccolto il fieno insieme a lui e forse gli avevano perfino voluto bene, perché c’era chi piangeva in mezzo a loro, occhi bagnati di lacrime anche se non i suoi.”

Questo è l’incipit di Morire in California, un noir melanconico e riflessivo scritto da Newton Thornburg, pubblicato negli Stati Uniti nel 1973, tradotto una prima volta in Italia nel 1975 e adesso ripreso da Sur con una nuova traduzione e una postfazione di Tommaso Pincio.

David Hook è un uomo mite e retto, un vedovo, un ex insegnante divenuto allevatore. Vive nella fattoria di famiglia, nella campagna dell’Illinois, insieme ai suoi animali, dove si prende cura della terra e dei suoi tre figli.

Un giorno viene raggiunto dalla notizia che Chris, il suo primogenito, è morto mentre si trovava a Santa Barbara. Stava facendo la tipica vacanza californiana che i ragazzi della sua età facevano prima di essere richiamati per partire verso il Vietnam. Dalle testimonianze e dai primi rilievi della polizia Chris si sarebbe suicidato lanciandosi da una scogliera.

David non crede assolutamente che il ragazzo pulito, amante della vita, che conosceva lui possa aver fatto un gesto così estremo e nel tentativo di dare un senso alla tragedia decide di indagare partendo per la California, seguendo gli ultimi movimenti di Chris.

Ci ritroviamo in una California all’alba degli anni Settanta, che ha appena vissuto l’eccidio di Bel Air e dove il sogno hippy e pacifista sta vedendo la sua fine. Thornburg ci porta in un’America che vive forti conflitti generazionali e nuove forme di eccessi, di droga e amore libero e dove sessismo e omofobia sono ancora profondamente radicati e dove l’unico spazio incorrotto resta la famiglia.

Morire in California si può definire un giallo convenzionale dove sono presenti un’indagine tortuosa, gli immancabili sviamenti e colpi di scena e anche un assassino, ma è anche qualcosa di più fine e di più colto. Ci troviamo infatti un richiamo a Hemingway, quando Thornburg paragona Liza Madera, la dark lady di questo romanzo, a Lady Brett, oggetto del desiderio dei personaggi maschili di Fiesta e uno fisso e costante alla filosofia del Dostoevskij di Delitto e castigo dove sono presenti il senso della pena e dell’esistenza, la vita familiare e l’ateismo.

Noir strepitoso con un protagonista che ti resta dentro e una grande poetica della natura.

viso d'uomo con i capelli bianchiNewton Thornburg (1929-2011)

Prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno ha svolto diversi mestieri, dall’allevatore di bestiame al grossista di dolciumi, dal pittore al copywriter. Ha scritto 11 romanzi, molti dei quali ascrivibili al genere giallo, tra cui Dreamland, The Lion at the Door e Cutter and Bone, quest’ultimo trasformato in un film di successo con Jeff Bridges e John Heard.

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