Michael Connelly – La stella del deserto
PIEMME (2022), Pagg. 366, Euro 21,00 - traduzione di Alfredo Colitto.

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Hieronymus “Harry” Bosch ha passato la maggior parte della sua vita a indagare sui crimini a Los Angeles, sia come detective della LAPD che successivamente come investigatore free lance. Ora che è poco oltre i settant’anni, può essere un po’ più lento fisicamente, ma la sua determinazione per la giustizia rimane intatta. Verso la fine di Le ore più buie (il romanzo precedente di questa sequenza, Bosch aveva deciso di entrare in società come investigatore privato con la sua collega molto più giovane, la detective Renée Ballard, che aveva lasciato il corpo di polizia in quanto si era così disamorata per la misoginia imperante e i molti fallimenti della polizia di Los Angeles. Alla fine di quel romanzo, tuttavia, era stata convinta a rimanere in polizia ed  era stata nominata capo di una nuova unità di “casi irrisolti” (Cold cases), che è stata istituita dal dipartimento per volere di un importante politico locale che voleva si continuasse ad investigare per scoprire chi avesse assassinato, diversi anni prima, la sorella.

In questa veste, Ballard ha reclutato, per dare una mano come volontario, proprio l’amico ed ex collega Harry  Bosch, ingaggiato insieme a una manciata di colleghi, la maggior parte dei quali sono anche essi in pensione provenienti da carriere in diversi settori, così da completare il puzzle del team perfetto, con tutte le competenze al suo interno.

Bosch accetta di buon grado anche perché vede l’opportunità di tentare di risolvere un caso che l’aveva tormentato senza giungere all’assassino di una intera famiglia di quattro persone.

Anche in questo, La stella del deserto, quinto romanzo in cui Bosch & Ballard lavorano insieme, dimostra che il binomio funziona alla grande e il passo spedito e sicuro della scrittura di Michael Connelly ci conferma che è lo scrittore di thriller polizieschi numero uno, la tensione, seppur fatta di piccoli e sottili avanzamenti, rimane sempre alta e le oltre trecento pagine volano e alla fine restano “nell’aria” quasi a richiedere di volerne ancora.

Bosch affascina con la sua presenza e si conferma personaggio assolutamente credibile, ancora oggi dopo oltre venti romanzi che lo riguardano, ed è entrato ormai sotto pelle al lettore diventando quasi uno di famiglia, quasi fosse lo zio poliziotto di ognuno di noi che non dà scampo ai criminali. Emergono in pieno il suo pensiero laterale, la sua tenacia, la sua empatia e la sua incrollabile determinazione a fare tutto ciò che deve essere fatto per raggiungere l’obiettivo. Mentre Ballard diventa sempre più simile a Harry ogni giorno che passa e questo potrebbe rivelarsi o meno qualcosa a suo favore.

La stella del deserto finisce lasciandoci pensierosi ad immaginare la prossima pagina che Connelly scriverà sul nostro personaggio preferito.

Please, Michael, lascia che Bosch resti ancora tra di noi !. A buon intenditor …

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