Mario Dondero – La libertà e l’impegno
In mostra al Palazzo Reale di Milano, 21 giugno - 6 settembre 2023

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Proseguendo nella politica di offrire mostre di valore gratis a Palazzo Reale, si è aperta il 21 giugno una retrospettiva su Mario Dondero.

Narratore, come amava definirsi, più che fotografo l‘esposizione di Dondero è un lungo racconto che prende tutta la seconda metà del novecento, fino agli anni dieci di questo secolo. Per la prima volta il fotografo, dopo il ventennio fascista, pieno di retorica e di compiacimento, di immagini gradite al regime, può mostrare quello che vede senza censure. E‘ una Italia diversa, protesa verso il cambiamento, ancor più culturale che economico: il nuovo ruolo della donna, le migrazioni dalle campagne verso le aree urbane, una civiltà contadina che si fa urbana. Dondero la documenta dal nord al sud dell‘Italia.

E‘ un impegno assunto con altri grandi dell‘obiettivo, da Giorgio Mulas a Carlo Bavagnoli, da Giulia Niccolai ad Alfia Castaldi: riportare al centro della narrazione le persone e le loro storie.

Nato nel 1928 a Milano, Dondero appena sedicenne si unisce nell‘Ossola alla lotta partigiana. Una scelta di libertà e giustizia, valori che segneranno tutta la sua vita professionale e umana. Alla fine della guerra  è di nuovo a Milano e inizia a collaborare con L‘Avanti, l‘Unità, Paese Sera, Le Ore.

Anima la bohème milanese, specie il quartiere di Brera e il Bar Jamaica. Sarà a lui che si ispirerà Luciano Bianciardi per tratteggiare la figura del fotografo Mario in „La vita agra“.

Nel 1954, Dondero si sposta a Parigi. Qui inizia una nuova fase della sua esperienza artistica, quella più legata al ritratto. Nella capitale francese collabora con L‘Espresso, L’illustrazione italiana, Le Monde, Le Nouvel Observateur. Soprattutto stringe amicizia con molti intellettuali che finiranno davanti al suo obiettivo: come Roland Topor, Claude Mauriac, Daniel Pennac,  Yashar Kemal. Una delle foto più celebri di quel periodo è dell’ottobre del 1959, scattata davanti alla sede delle Éditions de Minuit, al gruppo degli scrittori del Nouveau roman.

Negli anni sessanta Dondero torna in Italia, precisamente a Roma ove prosegue il suo lavoro di fotografo raccontando la scena artistica e culturale della capitale.

Ma lo spazio visivo di Dondero non è stato solo l‘Italia, bensì tutto il mondo. Nel ’63 si trova per la prima volta su un fronte di guerra, segue infatti il conflitto algero-marocchino. Ha poi fotografato molte guerre ma non ha mai accettato di essere un fotografo di guerra, anche perché, Mario Dondero, fedele ai suoi ideali di libertà e di umanità, di quelle guerre ha sempre cercato di raccontarne l‘assurdità.

Poi ci fu il maggio francese. Dondero vola a Parigi. Dice: „mi sembrava fosse tornata la Rivoluzione dell‘89 con il suo grido universale Liberté, Egalité, Fraternité.

Poi Praga, la Grecia dei Colonnelli, il Sud Africa, Cuba, il Brasile, la Cambogia. Il viaggio, dirà Dondero, non come evasione ma per conoscere la condizione umana.

Ora il viaggio lo compiamo noi, attraverso le dieci stanze dell‘Appartamento dei Principi a Palazzo Reale ove sono esposte centinaia di fotografie di Dondero, il viaggio della sua vita. Fino all‘immagine iconica di Pier Paolo Pasolini con la madre. Una immagine di trascendenza laica.

 

La mostra, aperta al pubblico a ingresso gratuito dal 21 giugno al 6 settembre 2023, è promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale e Silvana Editoriale in collaborazione con l’archivio Mario Dondero e con il sostegno della Galleria Ceribelli, e curata da Raffaella Perna.

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