Maria Pia Trevisan – Ho danzato nel tempo. La vecchiaia raccontata da una donna
Ali&No Editrice, 2022, Pagg. 102, Euro 14,00

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Mi piace la scrittura di Maria Pia Trevisan, ad ogni sua pubblicazione cresce sempre più nella direzione di uno stile che è quasi un piccolo marchio di fabbrica. Trevisan non è verbosa, non “allunga il brodo” ma va diretta, seppur con eleganza stilistica e sapiente scelta lessicale, al nocciolo delle questioni, siano esse storie che albergano nei personaggi che hanno animato i suoi romanzi o piuttosto si tratti della ricerca interiore raccontata attraverso esperienze dirette di vita vissuta.

In questo caso “Ho danzato nel tempo”, la sua nuova opera letteraria, non è un romanzo o per meglio dire forse è il romanzo dei romanzi che affronta il proprio vissuto recente, quello che l’accompagna dentro la stagione della vita in cui si fanno i “bilanci d’autunno” per trarre l’energia atta ad affrontare l’inverno dell’esistenza, la stagione che spaventa l’umano e che ci spia da dietro l’angolo, ma come sarà e quanto durerà non è dato di sapere anche se nel suo caso, gli infortuni, le malattie e le perdite che la riguardano direttamente o le stanno attorno, creano quell’incertezza nel guardare dritto alla vecchiaia con occhi aperti.

Trevisan è una donna forte, che non si scansa e non teme di affrontare il tutto con lo spirito battagliero che l’ha caratterizzata in tutta la vita, da giovane ribelle femminista, a sindacalista che non faceva sconti al padrone, da politica appassionata e pragmatica oppure ora impugnando la spada della letteratura per guardarsi dentro, cercare risposte, darsi forza e continuare a lasciare traccia del suo essere Persona in modo di segnare positivamente il proprio passaggio in questo mondo.

Accennavo ai bilanci e Maria Pia, correndo avanti e indietro nel suo tempo, li fa coinvolgendo per le sue metafore quello che per lei è il libro dei libri, l’Odissea di Omero. Ecco allora apparire in un sogno/veglia, oltre a Ulisse e Nausicaa anche Alcinoo, Re dei Feaci e Arete la sua meravigliosa sposa che la prendono per mano e, come indicarono la via del ritorno ad Ulisse, passando dal mito la riportano alla vita, alla consapevolezza di tutti gli importanti valori che la circondano: ripensa agli amati figli, le tre nipoti adorate ed al compagno di vita, non in perfetta salute, al quale dedicare ancora le proprie energie.

Al risveglio si rende conto che la vita, seppure con tutte le incognite e incertezze, ha ancora molto da donarle, e che lei stessa ha in serbo energie e progetti che non possono essere accantonati ma che, se vissuti con i tempi e i modi che la vecchiaia ti consente, anche questa stagione, seppure destreggiandosi tra un acciacco e l’altro, può consegnarti gioie e soddisfazioni alle quali la nostra autrice non potrà rinunciare.

Ho danzato nel tempo” fa riflettere, costringe a cercare in noi, ugualmente arrivati a quell’autunno, la chiave d’accesso ad una vecchiaia che non sia solo tempo consumato ma un periodo esistenziale in cui le nostre preziose risorse di esperienza e memoria individuale e collettiva non siano messe a tacere ma vengano trasferite alle persone che amiamo.

Ancora un’ottima prova letteraria di Maria Pia Trevisan che ci consegna, una volta di più, un’autrice che si spende nello scavare delicatamente, quasi con fini attenzioni da archeologa, tra i sentimenti umani e si misura con un’accurata ricerca della lingua esercizio che in mezzo a tanta volgarità imperante è merce rara.

MARIA PIA TREVISAN (Castelvetrano, 1938) si è trasferita in Lombardia nel 1940. Ha iniziato a lavorare a quindici anni come operaia, a lungo è stata impegnata nel mondo del sindacato e della politica ad Abbiategrasso (MI) dove ha ricoperto anche la carica di Presidente del Consiglio Comunale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Racconti di donne in fabbrica, prefazione di Anna Del Bo Boffino (SPI-CGIL Lombardia, 1994); Passi nel silenzio, prefazione di Duccio Demetrio (Il Ponte, 2003); L’operaia che amava la sua fabbrica, prefazione di Marta Boneschi (La memoria del mondo, 2010); Le farfalle di Ebensee, prefazione di Emanuele Torreggiani (La memoria del mondo, 2014). Con ali&no editrice ha partecipato al libro collettivo La coda della cometa. Donne di Milano. Storie degli anni sessanta e settanta, a cura di Luisa Fressoia (2013) e ha pubblicato il romanzo Le radici del caprifoglio (2019). Ha partecipato inoltre al libro collettivo Tessere la vita (Franco Angeli, 2019).

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