Larry Watson – Addio e ancora addio
Mattioli 1885, 2022, Pagg. 325, Euro 18.00, Traduzione di Nicola Manuppelli

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Mi sta guardando, pensa Bill Sidey. In questo preciso momento, papà mi sta guardando. Eppure, Bill non riesce a distogliere lo sguardo dalla strada, un tracciato a due corsie, ripido e tortuoso, che si snoda dalla cima della collina fino al fondo del canyon.
Un cespuglio di ginepro graffia la fiancata dell’auto e Bill fa una smorfia. Qualcosa che suona più solido delle erbacce raschia il telaio. Ma non c’è niente che Bill possa fare a parte mantenere le gomme dell’auto nei solchi e frenare leggermente per assicurarsi di non perdere il controllo della vettura in discesa.
E ovviamente, quando la strada alla fine torna in piano e Bill può concedersi di sollevare la testa per cercare il padre, vede la sua figura, ed è sicuro che sia sempre stata lì. Un uomo alto e magro dai capelli bianchi, in piedi davanti alla porta aperta di una roulotte lunga sei metri, con le mani affondate dentro le tasche dei Levi’s scoloriti. Calvin Sidey, il padre di Bill. Un falco che ha appena avvistato una preda non potrebbe avere uno sguardo più concentrato del suo.”

Il vecchio cowboy Calvin Sidey vive isolato in un canyon dalle parti di Gladstone e nella sua roulotte ci sono, accanto a un winchester e a un fucile a pompa, libri in latino di Catullo, Virgilio, Orazio, Ovidio, Plinio.

Un uomo di un’altra epoca che dopo la morte della moglie ha abbandonato la sua famiglia, dandosi all’alcol e diventando un padre e un nonno completamente assente. Il figlio Bill gli chiede di aiutarlo a badare ai propri figli, Ann e Will, per una settimana quando lui dovrà portare la moglie a Missoula per affrontare un’operazione.

Calvin accetta e torna nella cittadina dove un tempo era una figura leggendaria, ma ben presto cominciano i guai: le attenzioni di un ragazzo nei confronti di Ann si fanno sempre più aggressive, mentre un gruppo di giovani spericolati si rileva una potenziale minaccia per Will.

Calvin è un uomo tutto d’un pezzo con i propri principi e con la convinzione che per ottenere giustizia bisogna occuparsene personalmente e prontamente, ma si trova ad agire in un contesto dove tutti non fanno che ragionare e disquisire su cosa sia giusto o sbagliato, senza prendere iniziative. Alla fine capisce anche che il suo sistema di vita appartiene al passato e che la linea che divide il bene dal male è molto sottile.

Con una scrittura elegante e scarna Larry Watson in questo romanzo ci parla di eccessi: di eccessi di fiducia in sé stessi, nel proprio giudizio, eccessi di cose non dette ed eccessi di parole, eccessi di sofferenza e di timori.

Dopo Montana 1848 e Uno di noi, un altro piccolo capolavoro di questo scrittore del North Dakota.

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