Ivan Doig – Il più dolce dei tuoni
Nutrimenti, 2024, Pagg. 361, Euro 21.00, Traduzione di Nicola Manuppelli

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“Morrie, non cadere dal tram, per favore. Almeno aspetta che arriviamo in cima alla collina”.
Mi bastò scorgere il sorriso che balenò sul volto di Grace e la fossetta sulla sua guancia per capire che mi stava prendendo in giro, sebbene non con il solito tono affettuoso da luna di miele. In effetti, stando in piedi in equilibrio precario sui gradini del cable car affollato, la reazione di sorpresa di fronte a ciò che vidi, per poco non mi fece perdere la presa. E, per quanto fossero stupefacenti, non parlo dei lussuosi negozi di San Francisco addobbati con ghirlande natalizie né della vista da cartolina della baia al crepuscolo, con la sua flotta di traghetti simili a insetti acquatici luminoso. No, la cosa che catturò la mia attenzione, mentre la funicolare si arrampicava sulla strada ripida, fu una figura con bombetta che mostrò un improvviso interesse per una batteria di polli cotti e appesi per il collo nella vetrina di una drogheria cinese. Il cuore prese a battermi forte alla domanda: Era possibile? Dopo la mafia del gioco d’azzardo a Chicago tanti anni prima, dopo gli scagnozzi con cui me l’ero dovuta vedere a Butte, un altro?

Un altro uomo appostato a una vetrina.

Inizia così il terzo e ultimo capitolo della trilogia dedicata a Morrie Morgan. Nel primo, La stagione fischiettante (Nutrimenti, 2022), ambientato nei primi del Novecento, Morrie si trova insegnante quasi per caso in una scuola di una zona rurale di Great Falls, città immaginaria del Montana e con la sua arte della parola saprà infondere più di una scintilla di conoscenza ai suoi studenti.

Il secondo capitolo, Il canto del lavoro (Nutrimenti, 2023) lo vede a Butte, una contea immaginaria del Montana e importante centro di estrazione del rame, negli anni successivi alla fine della Prima Guerra Mondiale, coinvolto nelle lotte sindacali dei minatori. Anche qui la sua capacità di gestire la parola troverà modo per dare voce a chi ne ha veramente bisogno.

In questo Il più dolce dei tuoni, dopo un favoloso e dispendioso viaggio di nozze insieme a Grace, Morrie Morgan torna a Butte dove i guai, come al solito, sono lì ad aspettarlo. Il suo bagaglio viene perso per l’ennesima volta, i soldi stanno finendo e si trova a dover sostenere spese onerose per gestire la grande e bella casa che gli ha lasciato Sandison, il burbero bibliotecario. Ma è la situazione dei minatori a destare le maggiori preoccupazioni. Dopo l’ennesimo incidente mortale la tensione è alle stelle sulla Collina più Ricca della Terra e Morrie, che ha urgente bisogno di guadagnare, accetta il posto di editorialista nella nascente redazione del Tuono, il nuovo giornale di Butte che darà voce ai minatori.
Ovviamente anche nel nome del nuovo giornale c’è il suo zampino:

“No, No”, esclamai, mentre un’idea montava dentro di me tanto velocemente che ne ero stordito, “deve essere qualcosa che porta il suono di una promessa, che risuoni in tutto il paese, che annunci drammaticamente l’imminente scontro con Anaconda” […] Invocai Shakespeare con passione, il passaggio magicamente formulato in Sogno di una notte di mezza estate quando Ippolita, regina delle Amazzoni, con ritmico zelo racconta della grande caccia con Ercole e l’uccisore di draghi Cadmo “in un bosco di Creta dove cacciavano l’orso / con segugi di Sparta”, concludendo con quel meraviglioso incastro di parole, “la discordia più musicale / il più dolce dei tuoni che mai avessi udito”.
Così nacque il Tuono di Butte.

Così, a poco a poco, verrà risucchiato ancora una volta nelle vicende della Collina e nei contrasti fra i minatori e Anaconda, la società che controlla l’estrazione del rame. A complicare le cose poi si aggiungono i guai personali di Morrie, tra scambi di persona e inquietanti personaggi della malavita di Chicago che fanno riemergere il suo passato travagliato.

Ivan Doig è uno dei più grandi cantori del West e un costruttore di personaggi unico; pone una grande attenzione alla parola scritta, alle atmosfere, all’ambientazione, alla fisionomia e allo stato d’animo di tutti i personaggi, siano essi protagonisti o comprimari. Nei suoi libri il peso e la forza della parola sono il perno attorno a cui le sue storie ruotano. La sua scrittura entra nel cuore del lettore regalandogli un sorriso anche nei momenti più tristi delle vicende che racconta riuscendo con grande maestria a mescolare la storia con la finzione, l’avventura con la vita di tutti i giorni, le tradizioni e la leggenda.

Ivan Doig (1939-2015), autore di tredici romanzi e del memoir This House of Sky, finalista al National Book Award, è considerato l’ultima voce autentica della narrativa della frontiera e della “working class” delle fattorie e dei ranch. Erede di John Steimbeck e Wallace Stegner, “una figura centrale nella letteratura del West americano”, secondo la New York Times Book Review. In Italia sono usciti per Nutrimenti, Il racconto del barista (2018), L’ultima corriera per la saggezza (2020), La stagione fischiettante (2022) e Il canto del lavoro (2023)

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