Iguana Death Cult – Echo Palace
2023, Innovative Leisure

Iguana Death Cult - Echo Palace (2023) copertina
Condividi:

Gli Iguana Death Cult, nonostante il nome molto americano, sono una band olandese attiva dal 2015, con un look fuori moda (baffoni in stile Eagles anni ’70) che suona musica fuori moda che si muove tra gli echi (anche in senso letterale-sonoro) del tardo punk e della prima new wave (sempre più evidenti le influenze dei Clash di London Calling e dei Talking Heads), ma senza disdegnare (specie in questo ultimo lavoro) con qualche tocco di elettronica e cenni a certa disco music, musica orientata al ballo ma sempre “suonata”. Una musica che di sicuro fa battere il piedino e puoi mettere su in un club senza timore di svuotare il dancefloor, ma che puoi goderti alla grande anche andandoli a vedere in concerto.

Echo Palace, il loro terzo album, normalizza un po’ la formula e solidifica il suono della band, ormai maturo come anche lo stile compositivo ed esecutivo. Sono sempre le due chitarre a guidare il suono della band, anche dove tastiere e percussioni elettroniche diventano più invadenti, e senza mai disdegnare inserti di strumenti più “esotici” come il trombone o il sax di Sensory Overload. Sotto i riff – spesso piacevolmente intricati, ma sempre saldamente ritmici (I Just Want A House) – il basso disegna linee che non si accontentano delle retrovie e la batteria, pur ancorata a groove basici, non perde un colpo occupandosi di mantenere alti i livelli di eccitazione con un gran lavoro di hi-hat. Percussioni (non solo elettroniche) contribuiscono al clima febbricitante con un tocco tribale.

Un disco che piacerà sicuramente ai nostalgici dei sobborghi inglesi dei primi anni ’80 orfani del punk, ma anche sufficientemente underground da poter essere potenzialmente modaiolo e accattivante per millennials in cerca di una scusa per ballare. Ma gli Iguana Death Cult meritano anche per i loro live act, in cui mostrano muscoli e know-how tecnico musicale che spesso manca a molti dei gruppi di riferimento.

Perché per chi – come chi scrive – resta affezionato a un’idea “all’antica” della musica, legata al rito, quasi tribale, del suonare insieme, del condividere, l’interplay, della comunicazione non verbale tra musicisti e tra questi e il pubblico, queste doti di musicisti restano uno degli highlights di questa band e di questo disco.

 

TRACKLIST:

  1. Paper Straws
  2. Echo Palace
  3. Pushermen
  4. Sunny Side Up
  5. Sensory Overload
  6. Conference to Conference
  7. I Just Want a House
  8. Oh No
  9. Rope a Dope
  10. Heaven in Disorder
  11. Radio Brainwave

Condividi: