Gianni Bombaci – Sciarada
Una raccolta di versi di Gianni Bombaci, Edizioni Guado, Pagg. 74, Euro 15.00, prefazione di Rossella Pezzo

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Scegliere un libro per un viaggio è sempre complicato, ben più di che cosa mettere in valigia. Anche quando il viaggio è breve, magari su un mezzo di trasporto pubblico. Anche perché molte volte non hai una scelta di riserva se il libro non ti piace. Soprattutto cambiare materia letteraria spezza l‘incantesimo della lettura.

Il luogo dove leggere non è indifferente. Come la scelta del bicchiere per un buon vino, o un liquore di pregio. Non si può sbagliare.

Per il libro di Gianni Bombaci, la raccolta di liriche “Sciarada“  consiglio un vecchio tram di Milano a lungo percorso, verso le 11 del mattino, in modo che sia abbastanza vuoto, e di primavera quando la natura ricomincia a mostrarsi. Un luogo appartato ma non isolato, come la poesia di Bombaci che scorre nel centro della vita, osserva e si fa osservare.

La metafora del viaggio è strausata e non la voglio utilizzare per Bombaci, anche perché sarebbe fargli un torto. Uso invece l‘idea del continuo trasformare la partenza in arrivo e l‘arrivo in partenza. Non c‘è un posto da dove iniziare e uno dove finire, ci dice, in sostanza, Gianni. E forse non siamo noi a migrare ma i luoghi che attraversiamo. Essi cambiano in continuazione come i nostri punti di riferimento. Esserne coscienti è l‘unico modo per non venirne travolti.

Gianni Bombaci lo sa e ce lo dice. Assecondare il corso delle cose vuol dire essere soggetti attivi e non passivi del continuo andare e del continuo tornare.

Il nostro autore “parte“ dalla cultura della Magna Grecia (é originario di Messina) e “arriva“ alla cultura calvinista lombarda. Ma poi riparte dal calvinismo per tornare all‘ellenismo e così via tante volte. Non solo il tempo è ciclico, ma i luoghi fisici e mentali diventano ciclici.

C‘è intimità fra Gianni e questo mondo, l‘intimità che nasce dall‘osservare e sentirsi per questo ripagati. Dall‘amare e sentirsi per questo ripagati. Voglio spendere qualche parola per l‘amore raccontato da Bombaci. Può sembrare schivo e pudico, relegato al massimo in un verso. Ma quel verso è così intenso da rendere inutile appesantirlo con tante parole. Profondissimo, che sia per la compagna di sempre o per la sorella.

Non ho fatto una disamina del testo, come compie nella bellissima prefazione Rossella Pezzo. Non ho le competenze, soprattutto volevo rendere le sensazioni e le emozioni che mi ha dato questo testo (a proposito l‘ho letto sull‘autobus 59 e sul tram 3 ma sicuramente lo rileggerò). E volevo anche non privarvi del gusto della lettura e della scoperta dei versi di Gianni Bombaci, perché le poesie non vanno raccontate ma lette e rilette.

Un ultima considerazione, Gianni Bombaci, nella sua vita, ha fatto il sindacalista. E‘ stato uno dei dirigenti più in vista della CGIL e pare strano che questo humus non l‘abbia in qualche modo condizionato o limitato. E‘ una buona notizia per una sinistra che, forse, ha proprio bisogno di poeti per ritrovare se stessa.

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