Fabio Dainotti. L’albergo dei morti
Manni Editore. 2023, Pagg. 174, Euro 18,00

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L’albergo dei morti, uscito per i tipi dell’editore Manni, è senza dubbio una delle raccolte italiane di poesia migliori apparse nel 2023: una silloge che si configura come il risultato di un vero viaggio nelle pulsioni emotive più profonde dell’animo e della memoria personale del poeta che, come sempre accade nella poesia e nell’arte quando assolvono al loro ruolo mimetico, si fa rappresentazione universale.

Fabio Dainotti (nato a Pavia nel 1948) poeta di notevole spessore ed autore già di nove raccolte, ma anche saggista di solida formazione classica (è anche traduttore dal greco e dal latino), oltre che  condirettore dell’annuario di poesia e teoria letteraria Il pensiero poetante, condensa in questa ampia raccolta di oltre 100 componimenti, l’intera ricerca poetica di una vita.

Nonostante la sua esperienza poetica di lungo corso, la produzione di Dainotti è senz’altro meno conosciuta rispetto ai suoi meriti artistici ed intellettuali: ciò a causa del basso profilo che il poeta ha sempre mantenuto durante la sua vita poetica e che in un contesto spesso dominato dai salotti, come quello della poesia italiana, non gli ha consentito di guadagnare il riscontro (sempre in verità relativo, quando si tratta di poesia) che indubbiamente sarebbe stato lecito attendersi dato il suo livello poetico.

Un cammino, quello di Dainotti, avviatosi negli anni Sessanta, con la pubblicazione delle sue prime opere ed in effetti, già da un primo sguardo d’insieme, emerge la presenza di varie costanti, punti fermi, che costellano il suo percorso, come del resto accade ai poeti ed agli artisti dotati di un’identità intellettuale dall’intelaiatura robusta.

Non sfuggirà, ad esempio, come le composizioni più recenti, riecheggino la stessa ispirazione di natura crepuscolare dei primi anni, come testimonia l’intero filo conduttore del volume, legato alla drammatica percezione della consapevolezza della caducità dell’esistenza, mediante l’esperienza del vuoto lasciato dai tanti che hanno albergato accanto a noi  e che improvvisamente vediamo scomparire.

Un’altra costante dell’intera produzione di Dainotti, tipica del resto di tutti i poeti di elevata caratura, è la capacità di ricavare immagini che vanno ad intessere delle metafore indelebili e di grande efficacia simbolica; così come costante rimane la freschezza della sua ispirazione, particolarmente evidente negli scritti dedicati alle figure femminili (spesso accompagnate da un’aura radiosa) o a quello che è diventato il suo contesto geografico d’elezione, Cava de’ Tirreni, sul Tirreno salernitano (dove il poeta ha scelto di risiedere ormai da svariati anni) e che dimostra di sentire proprio, non solo nella sua cornice esteriore, ma persino nei ritratti antropologici e psicologici che riesce a cogliere a restituirci poeticamente con grande profondità, o ancora in alcune pagine legate ad eventi autobiografici.

D’altro canto, questa raccolta poetica, che comprende liriche composte tra il 1964 al 2013, ci mostra anche l’evoluzione che naturalmente il poeta ha attraversato nella sua carriera, passando ad una riflessione sempre più vagliata e “ragionata”,  in grado di riportare la traccia poetica alla dinamica stessa della vita, ma senza mai disperderne la forza in elucubrazioni forzose: è la percezione stessa della vita a divenire poetica.

La scrittura di Dainotti è un vero e proprio caleidoscopio in grado di ricostruire il senso di un’intera parabola umana, in cui le dimensioni di spazio e tempo, cornice esistenziale della sua narrazione, divengono il contenitore di valori antropologici eterni, ma sempre attuali (come attesta la vividezza delle scene di vita popolare ritratte con estrema efficacia, ma senza mai indulgere nel bozzettistico) e dunque la cui radice ritroviamo riproposta in diversi momenti e che si condensano nell’itinerario della vita e della morte, sua naturale conclusione. In questo viaggio ora avvincente, ora doloroso, si affolla una teoria di volti e di voci care al poeta che incarnano emblematicamente il senso di un’intera esistenza e che attraverso le loro figure coagulano i temi, sociali, politici, creativi della vita,  fondativi dell’espressività del poeta stesso.

La raccolta di Dainotti, appare così, nella sua complessità una sorta di tragitto, una rotta di navigazione poetica,  in grado di illuminare il senso della vita stessa, restituendocene il senso estetico, immortalato nella bellezza di ogni istante, di ogni intreccio quotidiano, tratti da quel crogiuolo emotivo straordinario che è per tutti noi la memoria e che Dainotti, da grande poeta, sa maneggiare con maestria.

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