Dmytro Chystiak – Mer dans la pièrre. Mare nella pietra
I Quaderni del Bardo, 2021, pagg. 104, Euro 8,64

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Come si evince dalla data di pubblicazione, risalente al marzo 2021, l’uscita di questo volume precede di un anno esatto lo scoppio del terribile conflitto russo-ucraino, per cui non si tratta di una delle iniziative editoriali scaturite sull’onda emotiva della guerra, ma non sempre però guidate da un reale vaglio critico; nulla di tutto ciò in questo caso, essendo Chystiak una voce di primo piano nell’attuale panorama della poesia europea.

Chystiak è scrittore bilingue, ucraino e francese ed in effetti la versione italiana di questa silloge è tradotta direttamente dal volume uscito in francese, del quale ha mantenuto anche il titolo originale, accanto a quello italiano. Ancora giovane (è nato infatti il 22 agosto 1987) Chystiak, attivo come scrittore, critico letterario, traduttore, editore e giornalista, ha già alle spalle una settantina di titoli, tradotti in varie lingue.  A sua volta è traduttore di autori come Marguerite Yourcenar, André Gide, Yves Bonnefoy; inoltre è segretario dell’Accademia Europea di Scienze, Arti e Letteratura di Parigi e ricopre il ruolo di docente all’Università Nazionale di Kyiv, Taras Shevchenko.

La poetica di Chystiak è caratterizzata da un’impostazione surrealista fortemente intrisa di simbolismo naturalistico: come sottolinea Laura Garavaglia, traduttrice del volume, nella poetica di Chystiak, è riassunta la potenza della natura stessa, facendo affiorare le relazioni tra la sua morfologia esteriore e le pulsioni più profonde dell’animo umano, che riconducono agli influssi della psicologia del profondo di Jung.

Nella sua scrittura appaiono ricorrentemente gli elementi fondamentali della natura (acqua, aria, terra e fuoco) tramite immagini visionarie ed oniriche, che contengono una matrice al tempo stesso iniziatica ed estatica.

Fondamentale nella versificazione del poeta ucraino, l’uso sapiente della sinestesia, cioè di figure retoriche che raccolgono – attorno alle immagini estrapolate dalla natura e dai suoi colori – termini legati a sfere sensoriali diverse, che creano dei veri e propri “paesaggi dell’anima” (I temporali viola sono abbracci). Uno tra i colori che ricorre più frequentemente è quello dell’oro, nel quale si coglie il richiamo all’esoterismo alchemico medievale, in cui la trasformazione dei metalli ricalca simbolicamente la variazione della luce durante le varie fasi del giorno e delle stagioni e dei cicli cosmici.

Il risultato è una scrittura immaginifica, in cui la natura agisce contemporaneamente da scenario della caducità della vita fisica, ma al tempo stesso dello sbocciare della bellezza, rappresentazione della rinascita trascendente, come ben evidenziato in una delle poesie che, meglio racchiude, in questo volume, la poetica chystakiana, ossia Frutteto irrealizzato (Parte del crepuscolo cade sul sogno estivo/ le gocce s’imporporano e piangono nell’oro/ ma il mare cancella l’azzurro sbiadito/ ma il mare cancella tutto ciò che è fiorito. Un’eco che trema le certezze del passato/poi naviga tra le piume, naviga tra le fioriture/ posa una rosa sui templi/lontano
dalla notte che cade senza trovare il fondo..).

Spostandosi dal lato espressivo al registro linguistico, potrebbe sorprendere il fatto che, a dispetto di tale lavorìo concettuale, la lingua adoperata dal poeta ucraino sia scevra da qualsiasi ricercatezza intellettualistica, ma al contrario estremamente piana e lineare, al punto da apparire come un rinnovamento della tradizione.

Ciò è sorprendente però solo in apparenza, poiché si inserisce in un tratto caratteristico della nuova poesia surrealista o metafisica (una parte del mondo della critica la definisce metamodernista), cioè quella di cercare l’essenza profonda nascosta dietro l’apparenza della realtà; non tanto quindi il suo sovvertimento mediante una lingua ermetica, elitaria, ma la sua destrutturazione e ricomposizione, partendo dal dato morfologico assunto, per ricodificarne il senso attraverso l’individuazione delle meccaniche profonde del cosmo.

La chiave attraverso cui si realizza tale processo è l’uso della ricchezza della metafora, dell’allegoria, dei rimandi allusivi, delle concatenazioni storico-antropologiche, risemantizzando il linguaggio della tradizione ed abbattendo i limiti convenzionali di spazio e di tempo e con essi anche la classica scrittura basata sull’ Io poetico, che si trasforma nella ricerca del tutto e dell’universale.

 

 

 

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