Daniele Tenca – Just A Dream
Appaloosa 2023

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Scomodiamo Sigmund Freud il quale riteneva che i sogni fossero una finestra sul nostro inconscio e, rimanendo in tema, c’è un detto che recita: sognare ad occhi aperti. Artisticamente Daniele Tenca è come se fosse tornato a sognare ma…consapevolmente per due situazioni, una “bella”, questo nuovo disco, il quarto in studio dopo un po’ di anni, e una “brutta”, questo mondo popolato da una umanità che non ne vuol sapere di serrare le fila per estinguere tutte quelle disgrazie che danno forma a disuguaglianze sociali e altre brutture, di cui Daniele ha sempre messo in evidenza nei suoi testi.

Un realista dunque che continua instancabilmente ad essere un combattente dotato di: carta e penna per scrivere tematiche senza retorica e doppi sensi, ma diretto, e di chitarre per dare forme sonore di american music. Si badi bene però, musicalmente non è un nostalgico di quello fatto fin qui con il rischio di repliche, Daniele ha capito molto bene lo spirito dei tempi e, senza stravolgimenti e forzature, si è messo al passo introducendo con garbo accorgimenti moderni con una qualifica di polistrumentista, oltre i suoi usuali strumenti, chitarre e armonica, anche tastiere, percussioni, sound design, drums programming.

Ha poi “rimesso insieme la banda” per dirla alla Blues Brothers, ovvero quel nucleo di persone con le quali aveva già un ottimo rapporto e intesa: Antonio “Cooper” Cupertino, coproduttore insieme a Daniele del disco, sound design per tre pezzi e accompagnamento vocale in uno, di nuovo Guy Davis questa volta alla voce in un pezzo, Pablo Leoni e Nik Taccori alternativamente alla batteria, Heggy Vezzano chitarra.

Daniele Tenca è un leader  per capacità interpretative/compositive, per essere scaltro nella promozione e generoso nei rapporti interpersonali, ragioni che gli hanno permesso di guadagnare rispetto e attenzione da più parti e che saranno confermate anche da questo suo nuovo lavoro.

La prima traccia, Scars In Sight, è un incoraggiamento a superare le malignità “(…) non importava cosa ci fosse intorno con la gente che aspettava solo il momento in cui sarei crollato al suolo (…) continua a combattere finché la loro scommessa scadrà e sarai ancora in piedi con le tue cicatrici in vista e a testa alta”, il ritmo è incalzante a sostegno di un bel passo di chitarra con intermezzi di un delicato wha wha.

Ottimo è Just a Dream, Daniele su una tematica riguardante fatti drammaticamente accaduti “(…) non riesco ad alzarmi dal letto sento ancora il tuo manganello sul petto e posso vedere il sorriso sulla faccia e i tuoi anfibi vicino alla mia testa”, inserisce con un sobrio canto rap frasi ispirate al discorso di Dr. Martin Luther King del 28 Agosto del 1963, tutto in una atmosfera ipnotica su sfondo angosciante, che ha un seguito con I Can’t Breathe, altro ottimo momento per un’amalgma riuscito fra suono tradizionale di chitarra e una linea di suono contemporaneo con anche la voce di Guy Davis “(…) non posso respirare mi stai portando via la mia vita, non posso respiare qualcuno lotterà per me? (…) la rivoluzione non è in diretta televisiva”. Quest’ultima frase ci ricorda una nota canzone dell’artista militante afroamericano Gil Scott-Heron, The Revolution Will Not Televised.

Un po’ di rock, un po’ di funk, un po’ di accorgimenti elettronici sono l’impianto dove Daniele, con Heggy Vezzano alla chitarra con slide e Antonio “Cooper” Cupertino sound design, canta What If Was Your Son? “(…) è finita la pacchia! Mentre le barche affondano… e un bambino sta per annegare, è finita la pacchia! Dovresti imparare che sei fortunato…rispondi solo a questa domanda, e se fosse tuo figlio? Sputi odio sette giorni su sette”.

In No More Time Left, Daniele affronta un’altra tematica, “dobbiamo cambiare mentalità il tempo passa velocemente e l’inquinamento colpisce dove fa male, non c’è più tempo”, frase questa ripetuta quasi in loop.

Messa in pausa la parte elettronica, Daniele per Smiling Man, torna su i suoi passi acustici con chitarra e armonica, su passi di bues elettrico per Pretty Mama, offre una delicata ballata elettrica con un inserto di canto rap Indifference “(…) l’indifferenza è diventato il mio mestiere” e torna al blues, uno slow, con anche una linea di organo Cellphone Ringtone Blues.

In nessun momento del disco è venuto a mancare quella emotività e quella perfetta unione fra suoni, sempre calibrati, pertinenti, e testi dove c’è rabbia, delusione, speranza, sogni, e determinazione come nella traccia conclusiva del disco “(…) mi ricordo quando mi dicevi scappa negro scappa, torna da dove sei venuto non vogliamo gente come te, fottiti, io sono americano è da qui che vengo, questa terra è mia”, da This Land di Gary Clark Jr. – Woody Guthrie, ultimo gioiellino acustico del nostro “artista col cappello e chitarra”.

Tracce

Scars In Sight

Just A Dreams

I Can’t Breathe

What If Was Your Son?

No More Time Left

Smiling Man

Pretty Mama

Indifference

Cellphone Ringtone Blues

Dreamkiller

This Land

 

 

 

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