City of Gold – Molly Tuttle & The Golden Highway
21 luglio 2023 – Nonesuch Records

Condividi:

Ancora affascinato dall’ascolto di Crooked tree dello scorso anno che mi fece apprezzare moltissimo l’ensemble di questa bluegrass band, The Golden Highway, con cui Molly ha realizzato più di 100 concerti in un anno, questo secondo loro disco mi sorprende per essere ancora più accattivante e avvincente: una miscela esplosiva di energia, creatività e virtuosismo che portano nuova freschezza nel linguaggio del bluegrass. 13 brani composti da Molly Tuttle and Ketch Secor, come in gran parte successe per l’album precedente, che spaziano nello stile classico di questo genere musicale ma con canzoni che risultano essere molto efficaci. Croocked tree contribuì molto a lanciare Molly nelle alte sfere del Bluegrass, infatti il disco vinse nella categoria di miglior Bluegrass album al 65° Grammy Award di questo febbraio 2023. Apprezzo molto la formula del loro modo di vestire queste canzoni con i contributi straordinari dei singoli musicisti che si prendono un loro spazio sempre misurato ma di grande gusto ed efficacia, sapendo dosare il loro virtuosismo, in quanto strumentisti di altissimo livello, con la precisa attenzione a non strafare e di essere sempre funzionali alla giusta atmosfera del pezzo. E ci riescono davvero così bene da trasmettere tutto questo grande affiatamento ben visibile soprattutto nei loro concerti live davvero spettacolari. Fa parte di questo stile il suonare “in cerchio”, non a caso molti si ricorderanno il titolo di un classico del country: will the circle be unbroken- il cerchio non sarà interrotto.
La bravissima Molly Tuttle alla voce e alla chitarra acustica (Pre-War vintage replica herringbone dreadnought) è accompagnata da questa band affiatatissima composta da: Bronwyn Keith-Hynes al violino, Dominick Leslie al mandolino, Shelby Means al contrabbasso, e Kyle Tuttle al banjo. Insieme sono un unicum perfetto di armonie vocali, lanciati a turno in efficaci piccoli assoli strumentali con grande sintonia musicale.
Il disco registrato a Nashville è stato prodottto dal grandissimo dobro player Jerry Douglas che partecipa anche in tre brani.

Rispetto all’album precedente Molly ha sviluppato degli arrangiamenti più complessi rispetto agli standard delle jam di bluegrass con sezioni che spesso vanno oltre la tonalità del brano e questo senza nulla togliere all’aspetto attrattivo e seduttivo della loro musica.
Altro aspetto di pregio la grande varietà di atmosfere in questi 13 brani ognuno con una sua precisa anima a partire da El Dorado (city of gold-la città dell’oro) che riferisce degli anni sconvolti dalla corsa all’oro in California, un confronto con l’arricchirsi dei nostri tempi, ognuno con la sua piccola personale corsa all’oro.
”Sono Kate della corsa all’oro dallo Stato Dorato/ con una pepita al collo/ tengo le luci rosse belle accese da qui all’inferno e ritorno/Ho scavato l’argento e l’oro da Boulder fino a Haines/ Ma quando raggiungo i ragazzi di Coloma ho ottenuto il mio pieno appagamento.” (Coloma era la città in California del primo ritrovamento dell’oro). E’ il brano dove tutti i musicisti trovano un loro spazio per spiccare il volo e in particolare il violino di Keith-Hynes sa prendersi tutta la scena.

In alcune canzoni in particolare c’è la precisa volontà da parte degli autori di affrontare temi di impegno come in Down Home Dispensary: una lettera aperta per la legalizzazione della Marijuana che nel Tennessee è ancora illegale e anche San Joaquin che si riferisce alla libera vendita della “Maria” in Californa, con un tributo alla libertà del suo consumo.
“Lasciami nel bagagliaio della macchina, metti quello spinello nella mia bocca, fumiamocene un po’ e facciamoci portare a sud, facciamoci un giro a San Jaoquin.” Una train song in perfetto stile bluegrass con violino, banjo e mandolino che producono una cascata di melodie imitando la cadenza del treno.

Goodbye Mary affronta anche in modo tagliente il tema dell’aborto prendendo posizione contro i politici e i movimenti che si oppongono al diritto delle donne di decidere nei riguardi del loro corpo, soprattutto perché nello stato dove Tuttle abita (Tennessee) l’aborto è ancora illegale. La canzone è una storia vera raccontatagli dalla nonna e accaduta ad una sua amica che a seguito di una relazione di violenze rimase incinta.

Alice in the Bluegrass ha a che fare con riferimenti all’Alice nel paese delle meraviglie come gia Molly aveva fatto egregiamente con la sua versione di White rabbit dei Jefferson Airplane.
“E danza tutta la notte con una bottiglia nella sua mano/ persa nel bosco del paese delle meraviglie/ con un violino a forma di fungo velenoso e un mozzicone di sigaretta/Da dove vieni Alice? Perchè te ne vai?.” Anche in questo brano il mandolino, il violino e il banjo si rincorrono in vorticose corse.

Commovente in Yosemite il racconto di un matrimonio finito e ben supportato dalla collaborazione vocale di Dave Matthews.
“Quando ciò che rimane è solo il gas nella bombola, il battistrada sui pneumatici e quello che viene lasciato in banca. Qualche volta la strada (nel senso di un viaggio) è il miglior rimedio, per un amore diventato vecchio prova un nuovo panorama, così quanti altri chilometri per Yosemite?”

Stranger Things mette in pieno risalto la voce cristallina di Molly ed è una canzone raffinata in piena tradizione folk-psichedelico.

Con Where Did All the Wild Things Go (Dove sono finite tutte le creature selvagge?) Molly si schiera contro l’imborghesimento: “Adesso questa città si è addomesticata come un orso nella sua gabbia.” Ottima l’interpretazione vocale di Molly.
Next Rodeo nasce come metafora della vita del musicista dove ogni nuova tappa corrisponde ad una nuova sfida.
When My Race Is Run è una ballata riflessiva sul bisogno umano di appartenere ad una comunità, di rilievo il dialogo fra ta chitarra di Molly e il dobro di Douglas.
Evergreen, OK canzone dal pieno sapore bluegrass e preziosa performance della capacità di dialogo strumentale della band.
“Poichè noi siamo selvaggi come una storia del west, noi saltiamo in sella, non cerchiamo di sistemarci, cresciuti forti come gli abeti trasformiamo questo rosso sporco in un sempreverde.”

The First Time I Fell in Love
racchiude un potente messaggio per ogni giovane donna che si sente insicura di essere sincera con se stessa e di apprezzarsi per quello che è.

Spesso durante i concerti Molly si toglie la sua parrucca con un gesto, non solo per sensibilizzare nei confronti dell’alopecia areata che l’ha colpita all’età di tre anni, ma per contrastare la diffusa paura irrazionale legata al pensiero di essere giudicati in base a come si appare, un grande insegnamento che le fa molto onore. Infatti ha sempre voluto sostenere la bellezza dell’unicità delle persone e il loro modo di essere diversi indipendentemente dalle apparenze, contro gli stereotipi e la creazione di stigmi, convinta che condividere la sua storia e il dolore di crescere con questa visibile differenza possa aiutare le persone ad accettare se stessi, a comprendere che non c’è niente di sbagliato ad essere un “crooked tree” (un albero storto).
More Like a River, è una bellissima ballata che rallenta in velocità rispetto agli altri brani e che qui appunto interpreta coraggiosamente senza la sua abituale parrucca.

Condividi: