Prendete un gruppo di ragazzi che arrivano da Norwich, Emma Tovell, Nyle Holihan, Patrick Turner, Rowan Braham, Ben Auld e Phoebe Troup, che suonano musica che sembra essere un melange che fonde The Band, Uncle Tupelo, Jason Molina. Mi ci sono imbattuto prima ascoltandoli, distrattamente invero, su una piattaforma streaming, poi Gianni Zuretti che mi fa il vedere il CD appena arrivatogli e che mi dice sono bravi. Poi un paio di articoli sulla stampa inglese che li incensano (“Stunnng album” scrive il noto magazine inglese Uncut). Insomma se non si viene indotti all’approfondimento in questo modo vuol dire avere un problema di comprendonio.
E così ho fatto il mio dovere, mi sono procurato il disco e devo dire che qui si casca facilmente nel rischio di lasciarsi andare a giudizi baldanzosi ma ben giustificati dalla portata delle canzoni contenute in questo album di debutto intitolato Reservoir a nome dei Brown Horse, ovvero i ragazzi di Norwich di cui all’inizio. Registrato in soli quattro giorni ai Sickroom Studios di Norfolk in un clima agreste e rilassato.
Ed è innegabile che il risultato arrivi subito in apertura con una Stealing Horses che centra immediatamente il bersaglio, candidandosi ad essere una delle canzoni più belle di quest’anno, con accordion e lap steel a supportare voce e chitarra, un salto nel passato che rimanda a The Band. E che non si tratti di un abbaglio lo dimostra la title track dove alla magia della partitura musicale si aggiunge anche il banjo a far sussultare. Shot Back conferma che no, qui non ci si sbaglia, abbiamo un bel disco fra le mani. E poi arriva Everlasting co il suo piano ed il suo andamento classico che tanto ci piace ascoltando dischi del genere.
Si continua con l’ottima Bloodstain, con chitarre in evidenza. Paul Gilley è un gioiello dedicata a colui che scrisse decine di Country songs tipo Cold Cold Heart e I’m So Lonesome I Could Cry (Hank Williams), If Teardrops Were Pennies (Loretta Lynn ma anche Dolly Parton e Porter Wagoner), Crazy Arms (Ray Price e Patsy Cline), e mi fermo qui perché potrei andare avanti per un pezzo. Le restanti quattro canzoni finali, Sunfisher, Silver Bullet, Outtakes (stupenda) e Called Away non fanno altro che confermare il giudizio sinceramente entusiastico per un disco che è facile dire fin d’ora, troveremo in molte liste di fine anno pur essendone all’inizio.
Ma se il buongiorno si vede dal mattino, abbiamo trovato una band per cui poter dire che il risveglio è radioso. Disco d’altri tempi, ma di un fascino inusuale che non provavo da tempo.
Tracce
Stealing Horses
Reservoir
Shoot Back
Everlasting
Bloodstain
Paul Gilley
Sunfisher
Silver Bullet
Outtakes
Called Away