The Staples Jr. Singers – When Do We Get Paid
Luaka Bop - 2022

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Avete presente il film, Green Book. Storia vera di un pianista di musica classica afroamericano, Don Shirley (interpretato da Mahershala Ali), conosciuto e apprezzato negli Stati Uniti dove nel 1962 affronta un tour negli stati del sud, facendosi accompagnare in qualità di autista e tuttofare dall’italoamericano, Tony Vallelonga (il bravissimo Viggo Mortensen). Una delle ultime scene del film riporta l’incredibile episodio successo a Birmingham in Alabama, gli viene impedito di cenare nella sala dove poi doveva tenere l’ultimo concerto del tour, perché riservata ai soli bianchi, persone che poi avrebbero formato il pubblico! Una storia simile è successa anni dopo anche ai The Staples Jr. Singers, trio gospel afroamericano. Ha raccontato uno dei componenti, Edward Brown: “eravamo in una piccola città vicino a Birmingham, sempre in Alabama, e dovevamo mangiare prima del concerto, non riuscivamo a capire, ci siamo seduti e abbiamo aspettato. Tutti quelli che entravano ci precedevano, alla fine venne una signora e ci disse, mi hanno detto di dirvi che non vi daremo da mangiare, dovete andarvene da qui”. L’odio razziale è una malvagità dell’essere umano, continua a rigenerarsi con l’ignoranza, con la prevaricazione, con la sistematica propagazione dalle svariate parti. Non è certo questo il luogo dove dilungarsi su una annosa questione, ma non potevamo esimerci dall’esposizione perché anche i The Staples Jr. Singers sono stati una delle tante “vittime” di quella maledizione, e perché le tematiche del disco raccontano delle lotte per i diritti civili, la fatica quotidiana, i conflitti, gli aiuti e la redenzione. Il disco porta con sé anche una bella storia legata a due fratelli e una sorella, Edward, Arc e Annie Brown (poi sposata Caldwell), si mettono insieme nel 1971 quando avevano rispettivamente, 13, 12 e 11 anni, ispirati dai loro idoli, i leggendari The Staple Singers, da qui il nome che si sono dati. Iniziano a cantare nelle chiese e nei cortili dei luoghi vicini dove sono nati, Aberdeen, Mississippi. Nel 1975 pubblicano questo disco, totalmente autoprodotto nell’incisione, nella stampa e nella vendita, con una tiratura di 500 copie che le vendettero durante le loro esibizioni nel cortile di casa. Non pensarono di ristamparne altre perché il loro primo pensiero era quello di andare avanti nella vita e non di fare solo spettacoli: “il vangelo lo cantavamo perché amiamo lodare il Signore”. Tuttavia erano diventati una celebrità locale, fino a che un dubbio li accompagnava, “When Do We Get Paid”, ovvero, “quando veniamo pagati”, riferito alle loro esibizioni che man mano diventavano sempre più numerose in tutto il meridione degli Stati Uniti. Da quando fu pubblicato il disco, solo pochissime copie sono sopravvissute, l’etichetta di David Byrne, Luaka Bop, casualmente è venuta in possesso di un 45 giri pubblicato nel 1973, immediatamente ha rintracciato i tre fratelli che hanno dato, sia il permesso di includere il pezzo del 45 giri nella compilation, “The Time For Peace Now (Gospel Music About Us)”uscita nel 2019, che di ristampare il 33 giri ormai raro, in cd e ancora in vinile, accolto da subito favorevolmente da addetti ai lavori e appassionati, con la conseguente richiesta di concerti sia negli Stati Uniti che in Europa. Quando si parla e si ascolta gospel, preferibilmente quello generato da combi ristretti a trio, quartetti, quintetti, a cappella o con un minimale accompagnamento di organo, di piano o chitarra elettrica, non ci si deve soffermare sulla questione, credenti o meno, perché inevitabilmente è una tipologia di musica coinvolgente basata principalmente su un canto al massimo dell’espressività, solista, all’unisono, nei trascinanti call and response, ricco di pathos e sfumature, con momenti di trance del cantante o della cantante leader, e dei fedeli. Il gospel afroamericano per sua natura ha dunque la forza della compartecipazione, dal vivo soprattutto, ma anche dall’ascolto su disco, come nel caso di, “When Do We Get Paid”, dove la musica sacra ha qui qualche sfumature soul e blues, seducente amalgama mai sopportato da una buona parte della più devota popolazione afroamericana che riteneva/ritiene il blues come la musica del diavolo. Di esempi se ne possono fare, ne abbiamo scelto uno per una testimonianza abbastanza recente: anno 2008, esce un bel DVD di due bianchi immersi nella musica blues, Roger Stolle e Jeff Konkel, “M for Mississippi – A Road Trip Through The Birthplace Of The Blues”, fra i bluesman ripresi dal vivo c’è un certo, The Mississippi Marvel, chiaramente è uno pseudonimo, perché per sua richiesta non viene ripreso interamente, lui è un uomo religioso e la sua chiesa considera peccaminosa la musica blues. Nello stesso anno Jeff Konkel tramite la sua piccola etichetta discografica, Broke & Hungry, pubblica un suo disco “The World Must Never Know”, il titolo forse non è casuale, “il mondo non deve mai sapere”. Tornando al disco, grazie al quale abbiamo fatto cenno di una parte della tradizione musicale del popolo afroamericano, vediamo che è composto di tredici tracce dal minimo suono di chitarra e batteria e dalle voci che si alternano fra situazioni più composte e più enfatiche. (…) Le canzoni del disco sono basate sulle nostre vite, quelle canzoni avevano il significato di alcune delle cose che stavamo attraversando: Edward Brown uno dei fratelli dei The Staple Jr. Singers.

Tracce
Get On Board
I Know You’re Going To A City
Somebody Save Me
Trouble Of The World
Waiting For The Trumpet To Sound
I Feel Good
When Do We Get Paid
On My Jorney Home
Too Close
Send It On Down
I Got A New Home

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