RAB4 – A Dream Away
Audiar / Radiocoop Edizioni - CD (2023)

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Seba Pezzani, poliedrico cooperante della fantomatica e in via di estinzione ”ONG Cultura”, ogni volta non finisce di stupirmi, sia esso impegnato in un suo dotto articolo  come giornalista su testate nazionali, piuttosto che imbattendomi nelle sue traduzioni (è uno dei migliori traduttori della letteratura contemporanea anglo-americana), oppure leggerlo come scrittore (ha pubblicato 6 interessanti libri a proprio nome e principalmente a tema America) ma il ruolo in cui, per affinità elettive, si supera è quando mette la sua  vera grande passione “la musica” al servizio della propria creatura, la rock band RAB4 di cui è frontman e singer-songwriter.

Ed eccoli qui i magici RAB4 che, nel loro lento e accurato processo creativo, giungono al quarto album ed è subito magia.

A Dream Away rappresenta un po’ la summa di almeno tre lustri di musica dal vivo per oltre un centinaio di  concerti in Italia, Europa (ma due tour oltre oceano), in cui, stante la stabilità della  formazione,  l’intesa tra i musicisti si è andata sempre più cementandosi mentre i gusti musicali e gli apporti di ognuno dei componenti hanno contribuito a creare una sintesi perfetta sia per quanto attiene agli arrangiamenti che nella scrittura delle canzoni da parte di Seba.

Pezzani l’avevo sempre immaginato, avendolo seguito fin dagli   inizi, come un John Denver più rock, ho dovuto presto ricredermi poiché cammin facendo è cresciuta l’anima più rock e funky della band ed ora siamo qui ad ascoltare ed ammirare un disco corposo, cospicuo, talmente vario e così ben suonato per il quale si possono spendere solo parole di apprezzamento. La voce di Seba, brano dopo brano, ti seduce  ed ipnotizza, per la capacità di modularsi e adattarsi al mood delle canzoni, ora accarezza, ora sferza i testi disvelandosi piena ed arrocchita. Una parola anche sulla  pronuncia che nel transfert   dall’italiano all’inglese perde magicamente la “errre” fidentina e si propone perfetta come non è dato di ascoltare per un non madrelingua.

Il disco parte con la title track, un sontuoso brano di quasi sette minuti, intro di Sitar (Angelo Bonacini) con le sciolte percussioni di  Max Pieri (i suoi tamburi pieni e caldi nobilitano tutto l’album) ad assegnare il ritmo ipnotico e la voce in semi falsetto di Pezzani per un brano che cresce e si incendia in una magnifica coda strumentale con elettrica (Roldano Daverio) e cello (Filippo Ravasio) che si aggiungono e donano quel tocco ancor più psichedelico, un pezzo che ci riporta ai fasti di Traffic e soprattutto dei Blind Faith di  Can’t Find My Way Home. Inizio eccellente. Black Coffe è una bella ballata mid tempo con l’Hammond di UmbertoMagico” Minoliti (altro talento della band) a “tappezzare” con classe il brano. Poi i RAB4 calano un altro asso, It’s Called Love, un brano rock formidabile con le chitarre e l’hammond che imperversano, la band che gira a mille e la voce di Seba che diventa cattiva e ci scaraventa nell’ideale  mondo dei Cream, grande brano! In The Music In My Heart c’è spazio per un funky di alto bordo.

Ma A Dream Away è uno scrigno di sorprese e Pezzani, oltre a scrivere testi che tradiscono la sua anima letteraria, non ha dimenticato la propria attitudine alla  melodia che si esprime in ballate sognanti, su tutte Hanging By a Cloud,  Rollercoaster e In The Key of G. Cattivissima e ritmata Burnt Out un bel brano rock up tempo a là Moroder.

Ma attenzione alla disamina manca un pezzo diventato ormai quasi parte integrante della band, “I fiati pesanti” che nella parte finale del disco imprimono ad alcuni brani il loro sempre accattivante contributo con i  sax tenore, baritono e soprano (Gianmaria Dazzi), sax alto (Filippo Facconi) e  la tromba (Giordano Mori). Stupendo il loro apporto in Mr. Disney Is Dead, un accattivante brano che sta dalle parti dei Blood Sweet And Tears. Una menzione speciale va all’anima nascosta del gruppo, l’uomo della chitarra solista (Roldano Daverio), che se ne sta sempre un po’ fuori dai riflettori ma è fondamentale grazie agli assoli di grande eleganza ed inventiva, scevri da virtuosismi auto referenziali, e al grande lavoro di sostegno  al sound complessivo dei RAB4. Importante nella costruzione dell’album la sapiente e certosina produzione di Max Pieri.

Cinquantasei minuti di grande musica in un disco da mandare a volume alto per scoprire tutte le sue nuances nascoste, un lavoro eccellente che una volta di più ci dice che in questo 2023 la brillante compagnia di artisti di “Ameritaliana” sta dimostrando di essere in eccellente salute, forse necessiterebbero di essere scoperti dai promoter internazionali per dare spazio al nostro rock perché è assolutamente in grado di giocarsela alla pari con quello di oltremanica e oltreoceano.

https://www.youtube.com/channel/UCl9fbx2CIUVKtcO4yNtMoeQ

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