Fantasy Rock #11 – Il predicatore Tutti Frutti

Condividi:

Elvis sarà pure il Re del rock and roll, ma va bene così, perché tanto io sono la Regina“

Little Richard irrompe sulla scena musicale degli anni ’50 con l’isterico scat senza senso A Wop Bop A Lu Bop A Wop Bam Boom seguito da Tutti Frutti Good Booty, una canzone dal contenuto spinto che ripulita nel testo diventerà il suo più grande successo. Da lì in poi per il cantante e pianista di Macon tutto va alla grande, ogni 45 giri che pubblica scala rapidamente le classifiche di vendita nonostante l’ostruzione dell’ambiente discografico poco favorevole agli artisti di colore. A giugno 1956 è la volta di Rip it up, a dicembre The Girl Can’t Help It, Lucille nel gennaio 1957, Jenny Jenny a giugno, Keep A-Knockin’ a agosto per finire con Good Golly Miss Molly.

Little Richard è in volo verso l’Australia per un Rock and roll package tour quando dal finestrino dell’aereo vede i motori diventare rossi e ha la terrificante sensazione di perdere quota fino a quando gli sembra di vedere che un gruppo di angeli si radunano sotto le ali e riportano il velivolo in quota. E’ il primo segnale che gli manda Dio per avvertirlo che è giunto il momento di smetterla con la musica del Diavolo e con la vita dissoluta che sta conducendo.

Il secondo avvertimento divino gli arriva a Sidney, quando durante lo spettacolo serale, gli appare in cielo una enorme palla di fuoco che incombe sopra lo stadio. Little Richard si alza dal pianoforte e corre via. Dopo qualche minuto ritorna sul palcoscenico vestito di bianco con in mano una Bibbia e rivolgendosi al pubblico grida nel microfono: “Stasera non canterò per voi perché la fine del mondo è vicina, vi parlerò invece del Signore“.

Il giorno dopo sul traghetto che porta gli artisti del Rock and roll package tour da Sidney a Stockton comunica loro che abbandonerà per sempre la musica per dedicarsi alla diffusione della parola di Dio e per dimostrare la sua determinazione si sfila dalle dita i suoi costosissimi quattro anelli di diamanti e li getta nel fiume Hunter.

Deciso a non continuare il tour australiano chiede agli organizzatori di ritornare in America dieci giorni prima della data programmata e la cosa incredibile è che l’aereo che avrebbe dovuto riportarlo in patria si schianta sulle onde del Pacifico.

La verità è che non sia stata la parola di Dio a fermarlo ma più prosaicamente la voce del fisco al quale Little Richard doveva una notevole quantità di dollari anche se le sue predicazioni continuarono prendendo spunto dai suoi stessi peccati dai quali voleva redimersi. Ritornerà al rock and roll attivo nel 1962 con il suo senso dell’umorismo immutato; un giorno arriva in ritardo nello studio di registrazione dove lo aspettano da ore il produttore e i musicisti e si scusa con una frase che lascia tutti senza parole: “Abbiate pazienza oggi Dio non vuole che io registri“ .

Condividi: