Uomo del Sud è meglio che ti comporti bene non dimenticare quello che dice la Bibbia. Il cambiamento arriverà anche al Sud. Adesso le tue croci di legno bruciano senza sosta, Uomo del Sud.
Ho visto il cotone e ho visto il nero, alte case bianche e piccole baracche. Uomo del Sud quando li risarcirai? Ho sentito le urla e il colpo secco della frusta per quanto ancora?.
Nella seconda metà degli anni ’60, Neil Percival Young lascia l’Ontario, terra di acque limpide, per trasferirsi illegalmente con un vecchio carro funebre in California, convinto che da lì venisse la musica giusta. Inizia a frequentare le case dei musicisti di Laurel Canyon, luoghi ideali per scambiare idee artistiche ed entra a far parte di collaborazioni prestigiose con i Buffalo Springfield e il supergruppo Crosby, Stills e Nash. Abbandonerà entrambe le formazioni perché non più interessate a seguire la sua idea di musica e, scelta la via dell’indipendenza, diventerà un riferimento carismatico e uno dei più influenti cantautori degli anni ’70.
Nel 1969 registra con i Crazy Horse, insieme da pochi mesi, EVERYBODY KNOWS THIS IS NOWHERE un album che da la percezione di una jam session condotta da maestri.
Il biennio 69-70 è molto significativo per Neil Young. Inizia in quel periodo le prime registrazioni dei brani che entreranno a far parte di AFTER THE GOLD RUSH nello scantinato della sua casa a Topanga Canyon, vicino a Los Angeles, affiancato dal diciassettenne chitarrista Nils Lofgren che però Young confina al pianoforte e anima con le sue performances la scena musicale della Città degli Angeli.
Con AFTER THE GOLD RUSH Neil Young, a soli 24 anni, crea il suo capolavoro. Il tempo dirà che è’ uno degli album più completi che abbia mai pubblicato: a brani rock con assolo di chitarra si affiancano dolci ballate country e l’insieme delle canzoni suona con arrangiamenti che non sembrano affatto essere stati composti più di cinquanta anni fa.
Già dall’attacco, Southern Man si distingue per l’abrasivo fraseggio tra la chitarra e l’incalzante pianoforte, ripreso e sviluppato poco più avanti nel brano e poi l’inconfondibile timbro della voce doppiata di Neil Young sostenuta dal coro. Il testo, come noto, è un potente inno di protesta e di critica sociale sulle tensioni razziali profondamente radicate nel Sud degli Stati Uniti al momento in cui fu scritto dall’ hippie canadese come veniva apostrofato da chi non lo apprezzava per le sue opinioni su razza e diseguaglianza.
Neil Young racconta la storia di un uomo bianco del Sud che disprezza e maltratta i suoi schiavi. Retoricamente si chiede quando li ripagherà e ricorda l’orrenda pratica di incendiare le croci di legno da parte dei bianchi incappucciati del Ku Klux Klan. Il bersaglio però non era solo il singolo schiavista del Sud, grezzo e poco acculturato, ma anche la leadership del movimento per i diritti civili che era invece nelle mani di sindacati, alcune associazioni religiose e importanti uomini politici bianchi.
Southern Man ha ricevuto elogi e critiche ed è stato polarizzante: alcuni lo hanno valutato come una presa di posizione coraggiosa e necessaria mentre altri lo hanno trovato provocatorio e divisivo, basti pensare alla reazione dei colleghi Lynyrd Skynyrd.
Nella sua biografia del 2012, Waging Heavy Peace, Neil Young si è scusato per la canzone: “ Non mi piacciono le mie parole quando le ascolto. Sono accusatorie e condiscendenti, non completamente pensate e troppo facili da fraintendere “. Scuse tardive che nulla tolgono a questo altro grande classico del rock