Dopo il suicidio di Richard Manuel, le morti di Rick Danko e Levon Helm, anche il falco Robbie Robertson ha preso il volo portando definitivamente The Hawks prima e The Band poi nell’empireo della musica rock. Canzoni come The Weight, Up Upon Cripple Creek, The Night They Drove Old Dixie Down hanno contribuito in modo determinante alla rivoluzione folk rock intrapresa da Bob Dylan a metà degli anni sessanta.
The Band è stata al suo fianco sui palchi d’America e ha affrontato insieme a lui contestazioni a volte anche violente ma il risultato raggiunto è stato magnifico e gli amanti di quel genere musicale ricordano ancora oggi quegli anni giovani.
Nel 1976, dopo cinque album con The Band, Robbie Robertson decide unilateralmente di chiudere il gruppo e organizza un addio in grande stile alla Winterland Ballroom di San Francisco. Vi partecipano nomi illustri del rock come l’imprescindibile Dylan, Van Morrison, Neil Young e Muddy Waters, solo per citarne alcuni. Il concerto viene filmato da Martin Scorsese e diventa il documentario rock per eccellenza.
Come prevedibile, la decisione di Robertson scatena la reazione dell’amico fraterno Levon Helm, contrario allo scioglimento del gruppo, ma il canadese di origine Mohawk ne ha abbastanza e si mette a fare altro per assecondare la sua antica passione per il cinema che frequenta sia come attore che come compositore di colonne sonore.
Dopo l’ultimo valzer ballato dieci anni prima con gli ex-compagni, il 27 ottobre 1987 Robbie Robertson pubblica l’album eponimo solista. Peter Gabriel, Neil Young, Gil Evans, e gli U2 partecipano alle registrazioni che si svolgono sia in California che in Irlanda. C’è anche Rick Danko quasi a voler mantenere un ideale collegamento con il passato. Il coinvolgimento di “ tanto talento “ dovrebbe assicurare la buona riuscita del progetto e, in ogni caso, testimoniare l’apprezzamento che Robertson si era guadagnato quando era la mente creativa di The Band. Il co-produttore dell’album, il canadese Daniel Lanois, distribuisce i musicisti ospiti nelle tracce dove il loro contributo può innalzare il livello artistico dell’intero lavoro. Non dobbiamo dimenticare che negli anni ’80 molta musica rock era confluita nel mainstream controllato dalle grandi case discografiche per cui l’aspettativa nei confronti del ritorno di un personaggio come Robbie Robertson era comprensibilmente alta.
All’uscita del disco non si scopre nulla di clamorosamente nuovo: il racconto per immagini con sequenze cinematografiche più che la narrazione dei fatti o la descrizione puntuale delle situazioni si conferma il dato distintivo del Robertson che scriveva per The Band mentre è evidente la ricerca di una nuova direzione musicale.
Canta con voce roca e sofferta per riflettere lo stato d’animo del momento, come dirà Robertson alla presentazione dell’album, con un’eccezione per Somewhere Down The Crazy River dove i sussurri fumosi della narrazione vocale sembrano raccontare tre sceneggiature buone per l’amico Martin Scorsese. Robertson non dimentica di essere un buon chitarrista e lo conferma impegnandosi in notevoli passaggi acustici ed elettrici tra le varie tracce.
La mattina del 4 marzo 1986, Richard Manuel viene trovato dalla moglie impiccato nel bagno della camera di un motel a Winter Park. Robbie Robertson scrive per lui Fallen Angel dopo molteplici cambi di testo e la trasforma nella sua speciale canzone per Richard. Una testimonianza del suo eterno affetto per l’amico che era andato via in modo così drammatico. Ad armonizzare la sua voce nel coro c’è Peter Gabriel mentre il tempo è regolato dalla batteria del francese Manu Katché. E’ forse il brano più riuscito dell’album. “ Nel mio sogno ho perso un amico. Scendi giù angelo Gabriele e suona la tua tromba perché un giorno ci incontreremo di nuovo “.
Sweet Fire Of Love è un brano composto con Bono ed eseguito con gli U2 che lo affiancano anche in Testimony. Broken Arrow è una canzone d’amore inquietante che evoca nel testo un essere superiore e ambiguo. L’atmosfera della musica del ritornello è rafforzata dalla voce che copia il canto del protagonista e crea una sensazione quasi ultraterrena. “ Chi altro ti porterà una freccia spezzata, chi altro ti porterà una bottiglia di pioggia. Eccolo là che si muove nell’acqua trasformando il mio intero mondo “.
Robbie Robertson dedica il secondo album solista, pubblicato il 30 settembre 1991, a Storyville il quartiere a luci rosse di New Orleans chiuso nel 1917. Ancora alla ricerca di una nuova destinazione per la sua musica in realtà fa un passo indietro e ritorna in un territorio a lui più familiare. Si immerge nella musica e nelle tradizioni della città della Louisiana dove è nato il jazz e si sono imposti numerosi interpreti del rhythm and blues che sono stati per lui una continua fonte d’ispirazione.
Sono dieci le canzoni che raccontano le storie d’amore dei personaggi (compresi alcuni nativi) che frequentano o vivono intorno alle stanze del peccato del quartiere di Storyville, un luogo di hot music e di notti focose sotto la luna. “ Se vieni qui per cercare un legame devi avere un cattivo senso dell’orientamento. Torna nei tuoi boschi lontano dalla Louisiana nelle riserve indiane Hopi “.
Le canzoni sono meno enigmatiche e misteriose rispetto allo stile narrativo che Robertson aveva adottato per l’album precedente. La lista dei musicisti coinvolti nella registrazione dell’album è lunga ma tra tutti si segnalano Art e Aron Neville, Mardi Gras Indians, Meters e Zion Harmonizers.
Ancora una volta il produttore fa la scelta giusta perché solo il talento di musicisti locali può dare il colore appropriato alle canzoni e, considerando che la geografia dell’album ruota intorno a New Orleans trovo particolarmente azzeccate le sezioni dei fiati, ascoltare per credere Go Back To Your Woods.
Dall’album sono stati estratti due singoli: Day Of Reckoning e Sign Of Rainbow anche se la traccia di più sicuro impatto promozionale sarebbe stata Breaking The Rules dove la voce di Paul Buchanan contrasta con quella di Robertson per creare un po’ di romanticismo in un album che racconta storie d’amore.
Il 5 aprile 2011 Robbie Robertson pubblica How To Become Clearvoyant.
All’ascolto due sono gli elementi distintivi: i testi autobiografici e introspettivi, la musica che ritorna alla chitarra. Parte della critica lo definisce infatti un piccolo grande gioiello rock. Il principale collaboratore per questo lavoro è Eric Clapton che condivide con Robertson radici comuni. L’inglese interviene nella scrittura di alcune canzoni e suona in sette di loro. La copertina dell’album è proprio brutta e rappresenta un imbronciato Robertson con lo sguardo obliquo come se fosse in fuga dagli obiettivi dei paparazzi.
Nell’evocativa ballata This Is I Get Off, Robertson racconta gli alti e i bassi della vita artistica e umana passata con The Band e le ragioni del suo distacco dal gruppo.” Accosta al lato della strada, è qui che scendo e da qui vado avanti. So dove ho sbagliato lungo la strada, è qui che scendo. Questo è un posto che non mi appartiene”.
In Straight Down The Line il protagonista allude alle lusinghe e alle ingiustizie dell’industria discografica e sono un vecchio bluesman e la cantante di un coro gospel ad ammonirlo di non vendere l’anima per diventare una rock ‘n’ roll star. L’immaginazione fa emergere sullo sfondo i fantasmi delle figure leggendarie che sono state delle guide sicure per Robertson: il rocker canadese degli inizi Ronnie Hawkins, il soulman Pop Staples e il bluesman Sonny Boy Williamson.
Il “ crazy sound “ di una chitarra elettrica in Axman rende omaggio ai guitar heroes di Robertson che ricorda uno dopo l’altro Duane Allman, Stevie Ray Vaughn, Robert Johnson, Elmor James, T.Bone Walker, Jimi Hendrix e Link Wray. When The Night Was Young riporta all’ottimismo un po’ ingenuo degli anni ’60. “Abbiamo fatto sogni quando la notte era giovane e ci credevamo quando la notte era giovane. Potremmo cambiare il mondo e fermare la guerra, mai visto niente di simile prima ma quello era quando la notte era giovane “. L’album si chiude con lo strumentale Tango For Django che suona come qualcosa che a Mr. Django probabilmente non sarebbe piaciuto.
Il 20 settembre 2019 Robertson pubblica Sinematic, l’album scritto e registrato mentre era impegnato in altri due progetti: la colonna sonora di The Irishman e il documentario sul suo vecchio gruppo basato sull’autobiografia del 2019 Once Were Brothers, Robbinson and The Band.
All’ascolto sembra l’ ideale continuazione di How To Become Clairvoyant: rock blues aggiornato al 2019 e infiltrato di sonorità elettroniche. I testi sono introspettivi e qua e là il cantato assomiglia più a un parlato, simile al Leonard Cohen degli ultimi dischi.
I Hear You Paint Houses fa parte della colonna sonora del film di gangster The Irishman ed è la frase che si scambiano i mafiosi quando assoldano un sicario: “Dipingere la case equivale a far schizzare il sangue sulle pareti “. La canzone è un duetto con Van Morrison, una collaborazione divertente e un po’ pazza dove Robertson dimostra di essere ancora un eccellente chitarrista. Once Were Brothers è una fluida ballata che evoca la guerra civile insieme a una allusione a The Night They Drove Old Dixie Down. E’ l’ennesima occasione per Robertson di dare la sua versione sulla litigiosità all’interno della Band “Non riesco nemmeno a ricordare per cosa stavamo combattendo”.
La scrittura del brano è stata anche un modo per elaborare il lutto per la perdita dei tre suoi fratelli della Band. Dead End Kid, armonizzata dalla voce di Glen Hansard, è un’altra canzone autobiografica che racconta le esperienze vissute a Toronto quando sognava una carriera nella musica: “ Mi dicevano che non sarei mai stato niente, che ero un sognatore “ facendogli venire la voglia di replicare: “ Ah si? Ve la farò vedere! “.
E’ stata una corsa folle, incredibile, pericolosa ma alla fine è riuscito a diventare una “ Leggenda “.
In Beautiful Madness, Robertson allude al periodo in cui divideva un appartamento da scapoli con Martin Scorsese, prima a Beverly Hills poi a New York. Una fase della vita vissuta pericolosamente a cui lui e Martin sono sopravvissuti a differenza di Richard Manuel e Rick Danko. Let Love Reign è una buona canzone scritta dopo l’ascolto casuale su una radio di Los Angeles di All We Need Is Love dei Beatles . Il riff iniziale di chitarra richiama Susie Q dei Creedence. Remerbrance è uno strumentale di buon livello in cui suonano Derek Trucks, Doyle Bramhall, Jim Keltner e naturalmente Robbie. E’ stato usato per i titoli di coda del film The Irishman che tratta di argomenti violenti per cui la musica doveva avere lo stesso sapore.
Come risulta da questo breve articolo, Robbie Robertson non è stato esattamente prolifico nella scrittura e nella realizzazione di album da solista e quelli fatti sono buoni anche se non proprio dei capolavori. Il suo forte interesse per il cinema e l’amicizia con Martin Scorsese l’hanno indirizzato a lavorare di più sulle colonne sonore. E bene ha fatto perché Music For The Native Americans e Contact for the Underworld of Red Boy sono invece dei capolavori minimi della world music contemporanea.