Il nono episodio lo potete leggere a questo link:
Cosa vedere a Zemun? Ecco un elenco completo: Millennium Tower, in serbo Kula Sibinjanin Janka, da dove potete ammirare tutta Belgrado; la Gospodska ulica: via commerciale e pedonale di Zemun; la Magistarski piazza; il mercato colorato della Veliki trg: il lungo fiume con i ristorantini, tra i quali il Venecija, uno dei ristoranti più esclusivi durante il periodo della Belle Epoque; la chiesa di San Nicola e la collina Gardoš. Ma tutto questo lo racconta meglio di me qualsiasi guida turistica. Io voglio invece accompagnarvi per le strade acciottolate di Zemun ove la follia nazista inventò la camera a gas per “la soluzione finale”, l’annientamento del popolo ebraico, dei Rom, degli omosessuali e dei disabili.

L’orrore viaggiava su un camion di marca Saurer. Chiuso ermeticamente il cassone, ove prima venivano fatti salire i prigionieri, lì dentro venivano convogliati i gas di scarico del mezzo. Venti minuti su è giù per Zemun erano sufficienti a uccidere un centinaio di persone. Nei documenti dei criminali del Terzo Reich il camion era chiamato “veicolo per annientare i pidocchi” (Entlausungswagen).
Del “camion della morte” ne ha parlato lo scrittore David Albahari (Goetz e Meyer, Einaudi, Torino 2006, trad. Alice Parmeggiani). Goetz e Meyer erano le due SS, che fecero una settantina di “viaggi della morte”. Erano i prigionieri serbi, come succedeva nell’aberrante comportamento dei nazisti, che diventavano i becchini dei loro stessi compagni seppellendoli nella fossa comune di Jaiinci a sud di Belgrado.
Zemun divenne anche la sede del lager della Serbia occupata, uno dei luoghi centrali della deportazione dell’Olocausto nei Balcani. Fu Ante Pavelic, fondatore del movimento fascista e nazionalista degli Ustascia e dittatore con il titolo di Poglavnik dell’autoproclamato Stato indipendente di Croazia dal 1941 al 1945 ad autorizzarne l’uso. Rimase attivo dall’ottobre del 1941 al luglio del 1944. All’inizio fu destinato ai soli ebrei, poi vi finirono anche partigiani e altri personaggi scomodi ai nazisti. La macabra contabilità, fatta dallo storico Christopher Browning dice che l’ottantatré per cento degli ebrei serbi fu ucciso durante l’Olocausto, 14.800 su 17.800. Circa 6.300 persero la vita nel lager di Zemun. Complessivamente per “il camino” del lager di Zemmun passarono 32.000 persone, non tutte ebree.
Col passo triste e doloroso torno verso Belgrado costeggiando i barconi sulla Sava che mandano musica techno e preparano aperitivi colorati per serata e la nottata. Riprendo il ponte Gazela in un delirio di clacson, tubi di scappamento, gas di scarico. Un interminabile biscione di auto che entra in Belgrado come un bisturi nella carne viva di una persona.
