Beaograd – passato remoto
Episodio 12

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L’undicesimo episodio lo potete leggere a questo link:

Beograd – passato remoto

Il nostro giro prosegue nelle acque. Si sa Belgrado è, oltre che città bianca (beo è bianco in serbo, e grad, sempre in serbo, è città), anche città di grandi fiumi che si rincorrono e si mescolano proprio sotto la fortezza di Kalemegdan. Parliamo dell’Anfiteatro della Sava, battezzato con questo nome da un russo in fuga dalla rivoluzione bolscevica, l’architetto Grigorij Pavlović Kovaljevsk. Parliamo di Ada Ciganlija, isola diventata penisola ma rimasta per tutti un’isola. È al centro del lago Sava creato nel 1967 con la costruzione di tre dighe. È la spiaggia dei belgradesi, perfino di chi pratica il nudismo, con spazi appositi. Piste ciclabili, sentieri per trekking, lounge bar.

Col tempo poi è arrivata la Riviera romagnola, sdraio e ombrelloni come se piovesse, stabilimenti balneari e baretti per la movida, come a Rimini o Cervia. Senza i bagnini de i Vanzina e i Vitelloni di Fellini, senza la “piada” e il fritto misto. Forse, più prosaicamente, l’Idroscalo di Milano nelle infuocate domeniche estive, fra grigliate di carne, bottiglie e lattine abbandonate, bagni rinfrescanti.

Immagino che il paragone sembri inadeguato. Certo, capisco. Uno è uno spazio ricavato da una vecchia cava, riempito con l’acqua del Lambro, fra i fiumi più inquinati al mondo. L’altro sta al centro di un vasto sistema idrico ambientale che garantisce l’equilibrio dell’habitat di una enorme zona balcanica. Ma se l’opera di colonizzazione umana proseguirà con i tempi e modi degli ultimi decenni, poco si salverà di Ada Ciganlija e di ciò che gli sta attorno. Alla fine, però, sarà la natura, come sempre, a fare giustizia.

La natura farà giustizia. E gli uomini potenti. Così è successo a Dedinje, la collina che domina l’isola di Ada Ciganlija. La collina che nasconde, dietro grandi cancellate, immensi parchi, lunghissime mura di cinta i segreti della città, fin dal tempo dei Dervisci, che della collina, durante l’impero ottomano avevano fatto il loro luogo di incontro e di culto. Nel loro credo, più in alto eri più vicino a Dio ti trovavi. Lo devono aver pensato anche i ricchi signori, i governanti del paese, l’aristocrazia serba che ha edificato qui ville degne del loro blasone. Forse di più. Devono aver pensato di essere Dio.  Infatti, qui, re Alessandro primo, della famiglia dei Karađorđević, volle costruire, a metà degli anni Venti del diciannovesimo secolo, il nuovo Palazzo reale della Serbia. Qui, a guerra finità, si trasferì anche il Maresciallo Tito.

L’elenco è lungo di questa plutocrazia che si è insediata negli anni a Dedinje. Un elenco non sempre edificante. A ricchi e nobili sì è aggiunta le creme dei businessmen malavitosi e dei criminali di guerra sfuggiti al Tribunale dell’Aja.

Partiamo dal più importante fra quelli ormai passati a miglior vita, cioè a Josip Broz detto Tito. Da vivo il Maresciallo si era installato a Palazzo Reale. Da morto occupa uno spazio enorme, sempre a Dedinje. La Kuća Cveća, Casa dei fiori.

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